Tajani guida la rivolta azzurra contro la norma anti-imprese

Il tour di Forza Italia tra le realtà produttive del Paese per bloccare il dl Di Maio: «Farà perdere 130mila posti»

Tajani guida la rivolta azzurra contro la norma anti-imprese

Il dl Dignità rischia di essere il colpo di grazia per le aziende italiane? Forza Italia inizia dal Veneto il suo giro del Paese finalizzato a rinsaldare il legame con le realtà produttive del Paese. Un tour che in questo momento prende forma soprattutto nell'ascolto delle aziende sugli effetti boomerang del dl Dignità e nell'esposizione delle proposte che Forza Italia sta mettendo in campo per correggerne gli effetti negativi.

In prima linea c'è il neo-vicepresidente azzurro Antonio Tajani che il tema della competitività lo conosce bene avendolo «vissuto», ancor prima che come presidente del Parlamento europeo, come Commissario europeo all'Industria. Tajani, insieme a Renato Brunetta e ai parlamentari veneti Roberta Toffanin e Adriano Paroli, ha prima tenuto una conferenza stampa a Mestre. Poi ha incontrato Confindustria Veneto, un confronto nel corso del quale «sono state ribadite le preoccupazioni degli imprenditori - ampiamente dichiarate nei giorni scorsi - relativamente all'agenda di politica economica attualmente sul tavolo del governo e in questi giorni all'esame del Parlamento».

Forza Italia sta mettendo in campo una importante azione parlamentare in termini di contenuti sul dl Dignità, ad esempio con l'emendamento per la compensazione debiti-crediti con la Pubblica Amministrazione a favore delle aziende oppure con la flat tax per le partite Iva. Ieri poi il deputato azzurro Nino Germanà ha presentato un emendamento per stanare i Cinquestelle sul reddito di cittadinanza. «Riproduce esattamente il testo presentato dal Movimento durante la scorsa legge di bilancio, comprese le incerte coperture finanziarie. In questa legislatura infatti, i grillini non hanno presentato alcun atto parlamentare sul reddito di cittadinanza. Io stesso voterò contro ma farà emergere le reali intenzioni di questo governo con fatti concreti, con la sua votazione».

Sul dl Dignità il giudizio di Tajani è durissimo e si traduce in un vero e proprio grido d'allarme. «Il decreto dignità causerà la perdita di almeno 130 mila posti di lavoro. Impresa, liberi professionisti, industria, agricoltori sono coloro che creano posti di lavoro, la colonna vertebrale del nostro Paese. Purtroppo in questo governo la parte di centrodestra non si vede. Anzi, nei contenuti economici vedo un'egemonia grillina che è una riproposizione della sinistra italiana. Non c'è politica industriale, nessun sostegno alle imprese, nessun piano infrastrutturale. Abbiamo parzialmente vinto la battaglia sui voucher, ma non siamo soddisfatti anche se il principio almeno siamo riusciti a farlo passare» rimarca Tajani. «Il decreto rischia di assestare un colpo letale a tutto il sistema imprenditoriale».

Una bocciatura arriva anche da Giorgia Meloni, presente anche lei in Veneto per annunciare una iniziativa che prenderà forma in autunno. «Le modifiche fatte finora sono assolutamente insufficienti, elettori si aspettavano qualcosa di diverso. Speriamo che in aula accettino i nostri emendamenti altrimenti saremo costretti a votare contro» dice la leader di Fratelli d'Italia.

«Chi vuole crescere sa che la sfida è libertà, togliere legacci, abbassare le tasse, fare in modo che imprenditori e lavoratori si prendano per mano. Annunciamo da ora che a settembre faremo un tour nei distretti industriali del Nord e una conferenza programmatica sulla produzione tradita in Italia».

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