Guerra in Ucraina

Tanti uomini e poche armi: Mosca in crisi

L'esercito è logoro, con mezzi vecchi e carenti. Oggi serve tecnologia

Tanti uomini e poche armi: Mosca in crisi

Trecentomila riservisti richiamati. Questo sarà uno dei primi esiti del discorso di Vladimir Putin di ieri. Il presidente russo ha annunciato una mobilitazione parziale che porterà a una « leva militare che riguarderà i cittadini che fanno già parte delle riserve e quelli che hanno svolto servizio militare nelle forze armate e hanno esperienza. I richiamati, prima di essere mandati al fronte, svolgeranno ulteriore addestramento». I dettagli della svolta -che nei fatti svela anche a tutti i cittadini russi come ormai parlare di «operazione speciale» sia ridicolo- sono poi stati spiegati dal ministro della difesa Sergej Shoigu. Ovvero l'entità dei mobilitati, 300mila, e l'inevitabilità della scelta: «Per garantire il controllo della linea di contatto, che supera i mille chilometri di lunghezza, è necessario mettere in atto la mobilitazione parziale». Al momento la notizia sembra aver avuto soprattutto riflessi di politica interna per la Russia. Riflessi, come spieghiamo in questa pagina, misurabili nell'aumento immediato dei tentativi di lasciare il Paese. Del resto avvisaglie erano già nell'aria, come l'inasprimento della legislazione verso i renitenti alla leva, da un lato, e dall'altro il moltiplicarsi di associazioni di avvocati pronti a difendere chi non vuole recarsi al fronte.

Sul versante più strettamente militare quanto peso può avere questa scelta di Putin? Da un lato c'è una certezza. Le forze russe sul campo sono profondamente logorate a livello di personale. Atti estemporanei come il reclutamento dei detenuti, già messi in pratica, non potevano certamente compensare questo fattore. Ora quindi si pesca nello sterminato bacino dei riservisti che, sulla carta, sono circa 25 milioni. Improbabile che i richiamati possano essere gettati, a stretto giro, in quel girone infernale che è il fronte ucraino. Secondo la maggior parte degli analisti potrebbero essere usati per dare il cambio a reparti non di linea. E anche dopo mesi potrebbero non essere in grado di combattere davvero. Insomma potrebbero essere come le famose «otto milioni di baionette» di Mussolini di italiana memoria.

L'attenzione delle intelligence occidentali e dell'Ucraina è molto più concentrata su altri fattori. Le risposte della macchina produttiva russa su cui Putin sta cercando di agire. La Russia disponeva di enormi riserve di materiale post sovietico. Ma soprattutto nel settore dei proiettili le scorte sono praticamente esaurite. In Ucraina, la Russia ha consumato almeno 7milioni di proiettili, senza contare le perdite dovute agli attacchi nemici. Per capirci si stimava che l'industria bellica russa, nel 2017, potesse produrne 1,7 milioni l'anno, decisamente molti meno. Anche il consumo delle canne d'artiglieria o dei motori dei carri armati -a volte semplicemente «rattoppati» e tirati fuori dai magazzini- viene stimato come critico, senza contare le migliaia di mezzi di cui la distruzione risulta confermata (al di là delle stime ucraine di parte). Non è quindi un caso che la Russia abbia iniziato a colpire le città ucraine con sistemi di difesa area/antimissilistica come gli S-300 e gli S-400, il resto è finito. Peggio ancora la situazione di mezzi sofisticati come gli aerei o gli elicotteri. L'industria Russa per sostenere il conflitto avrebbe dovuto accelerare e molto. Sotto le sanzioni ha frenato, frenato terribilmente.

Potrebbero esserci 300mila soldati a piedi.

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