Un salto all'indietro di quasi 5 anni. L'Europa ricorda all'Italia che rientra nel regime di «sorveglianza rafforzata» per i conti pubblici. Se ne parlò per la prima volta nel consiglio europeo che precedette il G-20 di Cannes del 2011. Poi, in quel vertice, la «sorveglianza rafforzata» venne estesa anche all'Fmi. E dopo una settimana Silvio Berlusconi si dimise.Ora quella formula viene valorizzata in un documento ufficiale europeo che rappresenta un prologo della lettera di Bruxelles a Roma. Lettera che dovrebbe arrivare oggi. E che seppure non chieda in tempi brevissimi una manovra correttiva, pretende che il governo Renzi dettagli «in modo credibile entro il 15 aprile» le misure necessarie «per rispettare il percorso di aggiustamento raccomandato per raggiungere l'obbiettivo di medio termine»; cioè, il pareggio di bilancio.L'Italia è tra quei Paesi che - secondo la Commissione Ue - ha «squilibri eccessivi» di finanza pubblica. Gli altri sono Bulgaria, Croazia, Francia e Portogallo. In particolare, gli squilibri nazionali riguardano il dato del debito, la bassa competitività, le sofferenze bancarie, la disoccupazione; ed in più, non ha raggiunto l'obbiettivo di pareggio strutturale di bilancio. Anzi, l'ha peggiorato: doveva essere l'1% del pil, invece è salito all'1,7%. E Renzi replica: «Non ci rassegniamo all'Europa dei numeri, delle regolette». Comunque assicura che l'Italia «non avrà alcuna difficoltà a rispettare gli obbiettivi che si è data». Il vice presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, precisa che «per il momento», non è prevista una procedura d'infrazione per deficit e debito eccessivo. Dipenderà - spiega - «da quanto sarà ambizioso il Piano nazionale di riforme che l'Italia presenterà; e dalle nostre valutazioni sui progressi fatti». Il Piano nazionale delle riforme è la versione in formato europeo del Documento di economia e finanze (Def). La Commissione attende di conoscerlo entro un mese prima di dare un giudizio complessivo sulla legge di Stabilità, previsto per maggio. Ma fin d'ora invia un messaggio chiaro a Roma. I margini di flessibilità di bilancio possono essere riconosciuti solo per finanziare investimenti. Un modo per far capire a Palazzo Chigi ed al ministero dell'Economia che non possono lasciare invariato il deficit (od aumentarlo, sempre sotto il tetto del 3%) per introdurre gli sconti Ires del prossimo anno; o la rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni Irpef nel 2018.Il Def non potrà contenere alcun sconto fiscale di quelli annunciati dal premier Renzi; o dovrà indicare come coprirli. Non solo. Il consiglio Ecofin (che riunisce i ministri delle Finanze dei 28) chiede «il rispetto delle regole di bilancio della Ue, tra cui la regola del debito». Cioè, un avanzo primario in grado di rispettare il fiscal compact (oggi è un terzo del previsto). E il riferimento è esplicito per Grecia ed Italia che devono ridurre disavanzo e debito. Nel documento la Commissione ricorda che l'Italia continua a segnalare carenze nelle privatizzazioni, nelle liberalizzazioni e nella spending review. Mentre riconosce che sono stati fatti progressi in materia di mercato del lavoro (Jobs Act), nella pubblica amministrazione e nella riforma dei crediti inesigibili delle banche.
Proprio i ritardi nelle privatizzazione sono alla base della lenta diminuzione del debito; in quanto, sebbene il governo indichi cessioni di assets per lo 0,5% del pil all'anno, le risorse sono sempre rimaste scritte nel Def.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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