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Un tatuaggio per l'ideologia ecologica

La macchina propagandistica dell'ecologismo lavora a pieno ritmo e quasi tutti i governi, in Occidente, delineano ormai le loro politiche basandosi sulle parole d'ordine ambientaliste

Un tatuaggio per l'ideologia ecologica

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La macchina propagandistica dell'ecologismo lavora a pieno ritmo e quasi tutti i governi, in Occidente, delineano ormai le loro politiche basandosi sulle parole d'ordine ambientaliste. In particolare, la scena è oggi dominata dall'immagine terrorizzante di un universo sull'orlo dell'abisso, che sta per essere dissolto dall'aumento della temperatura globale. All'origine di tutto, per giunta, vi sarebbe il fatto che produciamo anidride carbonica.

Per questa ragione non sorprende che l'esecutivo austriaco abbia deciso di denominare «Klima Ticket» l'abbonamento annuale ai mezzi pubblici. L'idea è la solita: i trasporti collettivi sono il bene, mentre le automobili private sono il male. E il riferimento al clima è lì a indicare che usare treni e metropolitane aiuterebbe a evitare il cambiamento climatico.

Non bastasse questo, la ministra austriaca per il clima e l'energia (Leonore Gewessler) s'è inventata alcuni eventi nel corso dei quali taluni partecipanti che hanno accettato di tatuarsi la scritta «KlimaTicket» oppure uno tra i simboli proposti a richiamare la lotta al riscaldamento globale hanno ricevuto in premio un anno di viaggi gratuiti sui trasporti austriaci.

Se ormai siamo abituati a questa ideologia di Stato che ha sposato una tesi scientifica contro ogni altra (anche perché mettere sotto accusa tutti noi permette ai poteri pubblici di espandersi e controllare ogni cosa), non siamo però ancora pronti ad accettare questa «marchiatura» di esseri umani evidentemente disposti a credere e ubbidire a qualunque cosa affermino i loro governanti.

La decisione del governo di Vienna è semplicemente ridicola, oltre che giuridicamente assurda. Si riconosce un beneficio e un vantaggio a chi sposa un'ideologia: e questo è inaccettabile. Oltre a ciò va considerato che qualche contribuente austriaco, pur allineato alle verità ufficiali, potrebbe essere e più che legittimamente! del tutto contrario al fatto di tatuarsi: una pratica che per molto tempo è stata tipica dei carcerati. Il fatto di rifiutare per ragioni di ordine estetico e/o culturale di modificare il proprio corpo non dovrebbe però escludere da un beneficio come quello dei biglietti gratuiti.

Come l'opposizione al governo austriaco ha subito denunciato, non è sorprendente che a Vienna il governo faccia propaganda sulla pelle dei cittadini.

Stavolta, tra l'altro, non si tratta di una formula metaforica.

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