Ci sono ancora milioni di anziani che non si sono vaccinati. Per i motivi più vari: diffidenza, condizionamento da parte dei figli, ignoranza, isolamento geografico, mancanza della tessera sanitaria, emarginazione culturale, economica e sociale, difficoltà di movimento, analfabetismo tecnologico, impossibilità di costruirsi una consapevolezza. E sono la priorità assoluta. Senza aver protetto loro, che sono la categoria più fragile, quella che se si ammala rischia di più conseguenze gravi e anche la morte, la campagna di immunizzazione non potrà dirsi compiuta. Qualsiasi proclama possa essere lanciato da chi ci governa a proposito del possibile raggiungimento dell'immunità di gregge.
Erano stati messi in cima alla lista. Eppure sono proprio loro, i nostri genitori e i nostri nonni, che sembrano più restii a immunizzarsi, mentre i giovani accorrono negli hub spinti dal desiderio di garantirsi un'estate libera e serena. E per questo il ministero della Salute sta studiando delle strategie precise per intercettare i nonni No Vax e spingerli a farsi fare quella puntura fatidica.
Partiamo dalle cifre. In Italia ci sono 17.886.858 over 60, quasi un terzo degli abitanti del Paese. Tra gli over 80, che sono in tutto 4.480.426, sono 3.914.432 quelli che hanno completato il ciclo e 4.199.793 quelli che hanno avuto almeno una dose. Restano fuori per ora in 280.633. Tra i settantenni mancano all'appello 750.568 persone, visto che sono 5.965.224 e 3.176.302 hanno completato il ciclo vaccinale e 2.038.354 sono a metà del guado. Infine i sessantenni: sono 7.441.208, dei quali 3.430.542 sono stati totalmente immunizzati e 2.617.398 lo sono a metà. Sono «fantasmi» 1.393.268 di loro. In tutto mancano all'appello 2.424.469 delle fasce di età più avanzate.
Un problema. Ieri il commissario alla campagna vaccinale Francesco Paolo Figliuolo, intervenendo a Domenica In su Rai1, ha garantito che «in campo ci sono oltre 50 team mobili della Difesa che stanno battendo i paesini più isolati. Tra gli over 70 i vaccinati sono l'87 per cento e bisogna migliorare mentre tra gli over 80 siamo quasi al 97 per cento».
Nei giorni scorsi lo stesso Figliuolo e anche il ministro della Salute Roberto Speranza avevano parlato della cosiddetta «chiamata attiva», per stanare almeno parte dei diffidenti e degli incerti e spingere loro a prendersi le loro responsabilità anche di comunità. E per agevolare coloro che hanno difficoltà di spostamento potrebbe essere utile la «campagna di prossimità»: se Maometto non va alla montagna... Perché gli hub vaccinali sono spesso lontani e incutono timore e gli open day sono buoni per intercettare i più giovani come fossero degli happy hour con Pfizer e AstraZeneca al posto dello Spritz. Ma per le persone più anziane è fondamentale la medicina di territorio e l'intercessione del medico di famiglia, con il quale si ha un rapporto fiduciario che rompe le catene della diffidenza e della disinformazione.
Ne è convinto anche il virologo Fabrizio Pregliasco: «L'organizzazione degli hub ha permesso una vaccinazione veloce di tutti quelli che lo desiderano - ha detto ieri a un'agenzia stampa -. Ora servirebbe una campagna di vaccinazione 2.0, più di prossimità, per raggiungere chi non l'ha avuto, facilitando chi non è ancora stato vaccinato».
Va detto che ci sono molte differenze regionali nel ritardo nella vaccinazione degli «over».
La regione più in ritardo è la Sicilia, prima tra sessantenni (con il 28,8 per cento di non vaccinati), tra i settantenni (22,2) e ottantenni (18,4) e seconda dietro la Calabria (che ha 19,9) per gli over o90 (18,8). Altre regioni in ritardo il Friuli-venezia Giulia, la Calabria, la provincia autonoma di Bolzano e la Liguria. Le regioni con le migliori performance sono Puglia, Lazio e Lombardia.
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