Ma Teheran in 3 settimane può ancora avere la bomba

L'attacco dopo l'allarme dell'Aiea. Le scorte civili però possono essere riconvertite. L'aiuto pachistano

Ma Teheran in 3 settimane può ancora avere la bomba
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L'attacco iraniano è arrivato in un momento tutt'altro che casuale e nel mezzo di una fase molto delicata. Da aprile sono ricominciati i negoziati tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare, mentre nei giorni scorsi l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ha dichiarato per la prima volta dal 2005 l'Iran in piena violazione dei suoi obblighi di non proliferazione. L'Aiea è in possesso di prove dell'esistenza di un programma militare segreto di Teheran che ha dato vita alla costruzione di un nuovo impianto di arricchimento e l'installazione di centrifughe avanzate. Inutile girarci attorno: l'Iran possiede materiale fissile sufficiente per costruire una decina di ordigni nucleari attraverso una tecnologia tra le più avanzate al mondo. A metà maggio Teheran disponeva di una scorta totale di uranio arricchito 45 volte il limite autorizzato (circa 9 kg), sufficiente per confezionare armi letali, anche se il ministero dell'Energia si era giustificato spiegando che sarebbe stato portato avanti soltanto un programma nucleare civile.

L'altra notte Israele ha colpito principalmente lo stabilimento di Natanz, nell'Iran centrale, l'impianto nucleare più noto. Il sito comprende due edifici, uno sotterraneo e uno in superficie, per un totale di oltre 10mila macchine utilizzate per l'arricchimento dell'uranio. L'installazione era stata oggetto di un sabotaggio nell'aprile 2021 attribuito dall'Iran ai servizi segreti israeliani. Circa 3mila centrifughe si trovano nella fabbrica sotterranea di Fordo, tra Teheran e Qom, dove all'inizio del 2023 sono state rilevate particelle di uranio arricchito all'83,7%. Gli impianti di Isfahan, Arak, Bouchehr, Darkhovin e Sirik, sono ufficialmente collegati alla rete elettrica del Paese, ma indiziati di essere altri centri operativi per lo sviluppo dell'atomica. Secondo gli esperti dell'Institute for Science and International Security, l'Iran potrebbe convertire le scorte in materiale militare in sole tre settimane.

La mossa di Israele rischia di far saltare i negoziati sul nucleare tra Usa e Iran, ma può anche innescare una guerra globale in tutta la Regione. A spaventare l'Occidente sono i rapporti rinsaldati da un anno a questa parte tra Iran e Pakistan. Islamabad continua a espandere gradualmente il proprio arsenale nucleare con più testate, più sistemi di lancio e un'industria in crescita per la produzione di materiale fissile. Da un'analisi delle immagini satellitari delle costruzioni nelle guarnigioni dell'esercito pakistano e delle basi dell'aeronautica si evince la presenza di strutture avanzate per il lancio di missili balistici con testate nucleari. Si stima che il Pakistan ne possegga circa 170, in condizione di poter essere utilizzate entro breve tempo da un possibile allarme, come una richiesta di supporto di Teheran. Le armi sono collocate nel complesso della difesa nazionale situato nella catena montuosa Kala Chitta Dahr, a ovest della capitale.

Dal momento che nuove e concrete minacce strategiche potevano provenire dalla fascia esterna del Medioriente, come appunto Iran e

Pakistan, Israele ha dovuto adattare la propria tecnica balistica a uno scenario nucleare di lungo raggio. Non è dato sapere a quanto ammontino oggi le testate possedute da Israele, ma si sospetta che il numero vada da 100 a 400.

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