Per Tel Aviv un conflitto da 12 miliardi al mese. E Teheran non può reggere lo scontro a lungo

Razzi, aerei, carburante e truppe: le spese per lo sforzo bellico

Per Tel Aviv un conflitto da 12 miliardi al mese. E Teheran non può reggere lo scontro a lungo
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La guerra costa e pure tanto: la stima dell'operazione israeliana lanciata contro l'Iran è di 725 milioni di dollari al giorno. Una cifra che comprende missili, caccia, carburante e truppe, secondo il Wall street journal. Si calcola che un mese di conflitto brucerà 12 miliardi. Solo nelle prime 48 ore di attacco massiccio e decapitazione dei vertici militari Israele avrebbe speso 1,45 miliardi di dollari sostiene il generale della riserva, Re'em Aminach, ex consulente finanziario del capo di stato maggiore della Difesa. "È molto più costosa della guerra a Gaza o con Hezbollah", ha spiegato al quotidiano americano, Zvi Eckstein, del centro studi Istituto Aaron per le Politiche Economiche. E la guerra nella striscia contro Hamas è già costata, a fine 2024, 67 miliardi di dollari.

L'Iran, pur con costi minori, non può reggere finanziariamente una guerra prolungata. I primi giorni di attacco con 180 missili, al 90% intercettati, sono costati 200 milioni di dollari. Un vettore balistico ipersonico come il Fattah-1, che riesce a bucare le difese israeliane, vale circa 1 milione di dollari. Teheran ha lanciato contro lo Stato ebraico 400 ordigni nella prima settimana, non tutti dell'ultima generazione. Si può calcolare che la spesa si aggiri sui 350-400 milioni. Ai missili vanno aggiunti mille droni compresi i Shahed-136, che costerebbero poco meno di 50mila dollari. Nessuno ha colpito i bersagli mandando in fumo altri 50 milioni di dollari. Gli hacker israelieni sono riusciti a bruciare 90 milioni di dollari di criptovalute utilizzate dai Pasdaran.

Fino all'operazione "Leone nascente" la Repubblica islamica incassava 35 miliardi di dollari dalla vendita di greggio, soprattutto alla Cina, nonostante le sanzioni. I bombardamenti israeliani hanno drasticamente ridotto l'esportazione. La produzione sarebbe crollata a 102mila barili al giorno, meno della metà rispetto a prima delle ostilità. L'impianto dell'isola di Kharg, da dove veniva caricato il 90% del greggio iraniano diretto all'estero, è praticamente paralizzato e anche la più grande riserva di gas del mondo, South Pars, sembra avere fermato le attività dopo i bombardamenti.

Il vero nodo per Israele è la spesa per intercettare i missili iraniani e le scorte dei pezzi migliori come il Dardo (Arrow). Il sistema Fionda di Davide costa circa 700.000 dollari a intercettazione (due missili per volta) e l'Arrow 3, progettato per fermare i balistici iraniani a lungo raggio, arriva a 4 milioni per ogni lancio. Gli F35 che colpiscono l'Iran, a 1500 chilometri di distanza, usano 15mila dollari l'ora di carburante. Per non parlare delle bombe: quelle a guida laser come le JDam possono arrivare anche a 21mila dollari. Le più economiche sono le MK 48 appena 3.100 dollari.

Gli israeliani però hanno bombardato o colpito con missili e droni 1.100 obiettivi solo la prima settimana. Non è un caso che Israele dai 17 miliardi di budget per la Difesa nel 2023, quando è scattato l'attacco stragista del 7 ottobre, raddoppierà la spesa a 34 miliardi quest'anno.

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