Politica estera

Tel Aviv, scontri fra eritrei rivali. La polizia interviene: 160 feriti

Granate e manganelli per fermare le violenze tra sostenitori del presidente africano e richiedenti asilo

Tel Aviv, scontri fra eritrei rivali. La polizia interviene: 160 feriti

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Caos e violenza ieri nel rione popolare di Nevè Shaanan a Tel Aviv. Centinaia di richiedenti asilo di origine eritrea si sono abbandonati a violenze e ad atti di vandalismo. Sono scesi in piazza per protestare contro il governo di Asmara, in particolare contro i sostenitori del presidente Isaias Afewerki, al potere dal 1993. Un evento ufficiale all'ambasciata eritrea si è così trasformato in feroce violenza. Il bilancio è di più 160 feriti, di cui 15 in maniera grave e di 39 arresti. Nelle strade degli incidenti la polizia ha consigliato alla popolazione di chiudersi in casa.

La rivolta si è poi estesa alle strade vicine e gli agenti sono stati costretti a ordinare misure di emergenza. Le guardie israeliane hanno utilizzato fumogeni e granate stordenti nel tentativo di separare e disperdere i gruppi in conflitto. Alcuni di loro sono stati colpiti dagli spari degli agenti. I dimostranti erano armati di bastoni e coltelli e hanno ingaggiato violenti scontri sia tra di loro, sia con i poliziotti che tentavano di separarli. Le forze dell'ordine hanno effettuato numerosi arresti.

Quattro centri medici stanno prestando soccorso ai feriti, tra cui ci sono anche una trentina di agenti. Malgrado il riposo sabbatico, il premier Benjamin Netanyahu ha pubblicato un comunicato in cui ha detto di essere impegnato personalmente a seguire gli sviluppi «nell'intento di ristabilire l'ordine».

Ronni Gamzu, amministratore dell'Ichilov Medical Center, ha affermato che l'ospedale si è trovato ad affrontare un'emergenza che non si vedeva dai tempi degli attentati terroristici della Seconda Intifada. Non è ancora chiaro però se qualche civile portasse armi da fuoco. Ma i rivoltosi hanno rotto finestre e attaccato i poliziotti, che hanno risposto picchiando alcuni manifestanti con i manganelli. Le forze di sicurezza invece sono state ferite dal lancio di pietre e assi di legno da parte dei rivoltosi.

I video pubblicati sui social media hanno mostrato la violenza degli scontri di strada. Gli agenti non erano stati preparati ad attacchi di una tale intensità. «Siamo rimasti molto sorpresi dal livello di violenza, questo tipo di scene si vedono solo in Cisgiordania», ha detto un funzionario delle forze dell'ordine in anonimato. Un leader della comunità eritrea, identificato solo come Jonny, ha poi rivelato di aver chiesto in anticipo alla polizia di annullare l'evento dell'ambasciata: «Avevamo detto loro che ci sarebbe stata violenza. Non ci hanno ascoltato». La situazione progressivamente è tornata alla calma. «Ora è tutto sotto controllo», ha rassicurato infatti una fonte della polizia. In passato si sono verificati episodi di violenza all'interno della comunità eritrea, tra coloro che sostengono il regime nel loro paese d'origine e coloro che si oppongono ad esso. Nel 2019, un supporter del governo è stato accoltellato e picchiato a morte da altri tre membri della comunità eritrea a Tel Aviv.

Polemica l'opposizione, che ha accusato l'esecutivo, come ha detto il leader Yair Lapid, di «non saper gestire la crisi dell'immigrazione, che anzi è peggiorata».

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