Sottovalutato, minimizzato, ignorato. Per descrivere come il 18 gennaio è stato preso l'allarme valanga all'hotel Rigopiano ci sono molti aggettivi. Ma uno pesa più dell'altro, se si considera che la macchina dei soccorsi poteva muoversi due ore prima.
Invece quel silenzio è stato fatale. In quell'arco temporale in cui errori umani e burocratici si sono accavallati, qualcuna delle 29 vittime forse poteva esser salvata. L'inchiesta del procuratore aggiunto di Pescara, Cristina Tedeschini, che procede per disastro colposo e omicidio plurimo colposo, dovrà far luce sull'intera vicenda e accertare eventuali responsabilità. Ma dai tabulati telefonici e dai racconti dei testimoni si evince che le polemiche sui ritardi non sono campate in aria. Anzi. Ieri il sito internet di Repubblica ha pubblicato l'audio della telefonata che il Centro coordinamento soccorsi della Prefettura quel tragico mercoledì pomeriggio fece al direttore dell'hotel Bruno Di Tommaso. Tutto ruota attorno quei due minuti e mezzo, che hanno fatto slittare l'intervento dei soccorritori. Il tam tam da parte del cuoco superstite Giampiero Parete, infatti, era già partito alle 17.10 con una telefonata dirottata alla centrale 118 di Pescara in cui l'uomo concitato diceva: «L'hotel Rigopiano non c'è più, che ci sono dispersi ed è crollato tutto». Anche Quintino Marcella, il ristoratore di Silvi Marina, che a sua volta aveva raccolto per whattsapp l'sos di Parete, si dava da fare per chiedere aiuti a Farindola. Ma quella conversazione in corso tra Prefettura e Di Tommaso ha gelare tutto e ha fatto slittare i soccorsi. Perchè? Il direttore era da poco tornato a Pescara e non sapeva nulla della slavina. Un funzionario lo chiama dalla prefettura, gli passa il dirigente, il dottor Lupi. «Pronto? Sono il dottor Lupi - dice quest'ultimo - sono stato spesso ospite da voi, ultimamente proprio quando è successo il secondo terremoto e ho visto che la struttura è in cemento armato. Adesso abbiamo avuto una telefonata di una persona che diceva che all'hotel Rigopiano c'erano feriti per crolli. Abbiamo una telefonata registrata alla nostra centrale operativa...». «Ma no, chi l'ha fatta», risponde l'altro. Lupi: «Attenzione, questa telefonata registrata al nostro sistema 118 non risponde poi più a noi il numero ci appare sempre benché ci si metta trucco, trucchetto, anonimo eccetera. Tu hai notizia?». Di Tommaso: «Ma certo che ho notizia, no no..». «Quindi tutto a posto?», replica Lupi. Il direttore risponde: «Cioè tutto a posto nel senso che...». Lupi: «Benissimo, mi fa grande piacere. Tra poco a metà febbraio sarò di nuovo vostro ospite. Che devo dire? L'importante è che è sicuro che non ci sia niente». Di Tommaso: «No. Io sono stato fino a mo' in collegamento tramite whatsapp». Perfettissimo, dice Lupi. E Di Tommaso continua: «Noi abbiamo una parabola per cui il segnale Internet è garantito, io riesco a comunicare con whatsapp. Tutto qua, insomma». Lupi chiude: «Perfetto, direttore mi da un gran sollievo. Noi dobbiamo sempre accertarci, con l'aiuto qui del nostro amico comune. Va bene, grazie grazie».
«Niente, grazie, arrivederci», salta Di Tommaso. Solo alle 18.57 Massimo D'Alessio, volontario della Protezione Civile crede a Marcella, che intanto non si è arreso e ha provato con il 115, 117, 118, 113 e 112. Ma due ore importantissime sono ormai sfumate.
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