Telefonate, giri di caffè, visi tirati tra spiragli di ottimismo e la difficile elaborazione delle atrocità ingiustificabili commesse dagli squadroni russi sul suolo dell'Ucraina violata. La riunione giornaliera al ministero degli Esteri si è ormai trasformata in una war room, non molto diversa da quelle viste nei film. Arrivano flussi ininterrotti di comunicazioni da elaborare a sostegno della linea del governo Draghi: totale difesa dell'Ucraina ma con un ruolo di mediazione che permette agli Stati Uniti di sostenere in autonomia la parte del poliziotto duro che non fa sconti ai colpevoli. Le parole del ministro Luigi Di Maio durante il briefing con la staff suonano come un mantra per evitare pericolosi irrigidimenti. «Non dobbiamo smettere di cercare la soluzione diplomatica, se vogliamo arrivare alla pace va tenuto aperto un canale con la Russia» ripete ai suoi.
Le ultime analisi del gabinetto di guerra alla Farnesina si sono concentrate sulle ambizioni di Svezia e Finlandia di entrare sotto l'ombrello dello Nato, un'aspirazione spontanea di libertà che al Cremlino viene vista come una provocazione dell'Occidente, secondo il nuovo stile da guerra fredda che ha riportato i cingoli dei carri armati a calpestare le frontiere di Stati sovrani. Il ministro è favorevole all'ampliamento e non l'ha nascosto ieri: «È legittima l'ambizione dei Paesi che vogliono entrare a farne parte». Ma sui tempi arriva una netta frenata. «Non saranno brevi per l'eventuale ratifica» si è lasciato sfuggire il titolare della Farnesina. Intanto, sul tavolo, resta il rimando alla potenziale neutralità dell'Ucraina per la quale gli Stati garanti, tra cui l'Italia, evocano il «modello Malta». Il vero nodo diplomatico è la ricerca di un'alternativa all'articolo 5 del Patto Atlantico, che considera ogni aggressione a uno Stato membro come un attacco all'intera Nato.
Si cerca di percorrere la strada di un dialogo attraverso i canali diplomatici, anche se l'escalation degli scontri sul campo allarma l'esecutivo. Si teme una nuova ondata di vittime. «A sud est dell'Ucraina il conflitto potrebbe diventare sempre più sanguinoso, si rischia una nuova carneficina» prevede Di Maio. E altri segnali preoccupanti segnano il tentativo diplomatico avviato dalla Turchia, che per ora non riesce a sfondare. «L'ottimismo turco va scemando» è stato confermato senza giri di parole durante la riunione. Il governo italiano si è proposto di rilanciare l'azione con un incontro a Roma tra Di Maio e l'omologo turco Cavusoglu. Su questa pista la Farnesina ha giocato la carta del segretario generale Sequi, rientrato da poco da Istanbul.
C'è ancora spazio per ipotizzare soluzioni positive a breve. Un rapido sguardo al calendario ha introdotto come nuova frontiera della speranza la data di domenica 24 aprile. Di Maio fa affidamento sulla Pasqua ortodossa: «Potrebbe costituire una possibile tregua del conflitto». Non certo la pace finale, ma l'obiettivo umanitario di un cessate il fuoco per risparmiare migliaia di vite tra i civili ucraini.
Durante la crisi ad Est, l'Italia mantiene la linea atlantica. Il raccordo con gli Stati Uniti è costante, anche a livello tecnico con frequenti riunioni di G7 e del comitato ristretto Quint. Di Maio ha riassunto la condotta operativa da tenere anche sul fronte sanzionatorio: «I rapporti con gli Usa continueranno a crescere, c'è una forte intesa con il segretario di Stato Blinken, e insieme lavoriamo anche alla confisca dei beni agli oligarchi russi per dare i proventi agli ucraini».
Il tema sanzioni alla Russia occupa uno spazio primario nei briefing alla Farnesina. Il ministro degli Esteri, ha allargato la riunione di staff con un collegamento con le nostre ambasciate in Ucraina e in Russia (quella di Mosca resta l'antenna primaria per i contatti con il Cremlino). Primo messaggio: «L'Italia non metterà nessun veto all'import del gas». Secondo messaggio: «Stiamo già lavorando a nuove sanzioni, perché è l'unico modo per fermare il finanziamento russo al proprio esercito, su questo dobbiamo essere categorici. Le sanzioni stanno colpendo l'economia russa, quest'anno si prevede già un calo del 10%, ma nel 2023 gli effetti economici saranno devastanti per Putin». In ogni caso il canale diplomatico con Mosca rimane aperto.
Sul fronte operazioni militari, al ministero degli Esteri si guarda con dolore al martirio di Mariupol la cui caduta pare inevitabile, mentre si diffonde consapevolezza sulle capacità delle forze ucraine di mantenere il controllo di Odessa. Le ultimi iniziative diplomatiche riguardano direttamente l'Ucraina, dove l'ambasciatore Zazo si sposterà da Leopoli a Kiev per riaprire la rappresentanza italiana. Un svolta che ha strappato un sorriso a Di Maio: «È un segnale chiaro di vicinanza al popolo ucraino e allo stesso tempo un modo per aumentare l'attività diplomatica al fine di arrivare al cessate il fuoco». Nel pomeriggio Di Maio ne ha informato l'omologo Dmytro Kuleba per ribadire l'appoggio incondizionato dell'Italia.
La macchina della pace si indirizza verso la data simbolica del 24 aprile con la massima
attenzione ad agevolare i contatti con la Russia. I rapporti con l'invasore Putin? Di Maio ha riferito ai suoi collaboratori lo stato d'animo dello Zar: «È nervoso e lo testimoniano anche le epurazioni che sta compiendo».
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