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Riforma del Csm, non c'è l'accordo in maggioranza: cosa succede ora

Cartabia chiede il ritiro degli emendamenti ma Lega e Italia Viva si oppongono: "La riforma così com'è non serve a nulla". Si va al voto in commissione giustizia

Riforma del Csm, non c'è l'accordo in maggioranza: cosa succede ora

"È stata una riunione abbastanza tesa, crediamo che i nostri emendamenti restino l’unico modo per migliorare una riforma che se restasse così com’è sarebbe totalmente inutile". Le parole del senatore Giuseppe Cucca, capogruppo di Italia Viva in commissione giustizia, rappresentano bene il clima del vertice di maggioranza sulla riforma del Consiglio Superiore della Magistratura e dell'ordinamento giudiziario. La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha chiesto di ritirare i 200 emendamenti presentati al testo soprattutto da renziani e leghisti. Ma Cucca per Italia Viva e Pillon per la Lega, si sono opposti categoricamente. E a quel punto anche Leu e M5S hanno deciso di seguire la stessa linea.

"Adesso ci confronteremo con il nostro gruppo e vedremo cosa succederà nelle prossime ore", dice al Giornale.it. Netto anche il leghista Pillon: "Dieci milioni di persone hanno votato per la riforma della giustizia, per tutelare i cittadini e i magistrati, per questo non possiamo ritirare i nostri emendamenti". La Guardasigilli è arrivata al Senato attorno alle undici ed è uscita dall’aula "imbufalita", assicura chi c’era, poco dopo mezzogiorno, per incontrare l'omologa olandese Dilan Yeşilgöz-Zegerius in via Arenula. A rappresentare il governo è rimasto il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà.

Il voto sulla riforma del Csm, rimasta bloccata durante la campagna elettorale per il referendum, è stato calendarizzato per giovedì prossimo. Ma la Commissione, a partire da oggi pomeriggio, dovrà votare gli emendamenti proposti in gran parte da Italia Viva, che ne ha depositati 88, e dal partito di Matteo Salvini, che ne ha proposti 61. La maggioranza, quindi, è ancora una volta spaccata. Gli altri partiti, infatti, chiedono che venga approvato lo stesso testo licenziato il 26 aprile scorso a Montecitorio, per poter utilizzare i nuovi meccanismi di voto per il rinnovo del Csm già a settembre. Obiettivo impossibile da raggiungere se il testo fosse modificato a Palazzo Madama, visto che servirebbe un nuovo passaggio alla Camera. "Per noi va approvato il testo della riforma del Csm frutto di un lungo lavoro e di un accordo raggiunto alla Camera. Non c’è tempo per ulteriori modifiche che andrebbero ad alterare l’equilibro e la sintesi trovata all’interno della maggioranza. Non possiamo mettere a rischio una riforma importante per il Paese. Sarebbe irresponsabile se qualcuno decidesse di far saltare l’accordo", dice la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi.

"Andiamo in Commissione e votiamo gli emendamenti. Per noi c'è questa riforma e non altre. Questo è il punto di equilibrio trovato, chi mette in discussione questo si assume la responsabilità di far saltare la riforma", ripete anche il vice presidente del Senato, Franco Mirabelli, dello stesso partito. Tra le ipotesi di compromesso c’è quella lanciata dalla senatrice di Leu, Loredana De Petris, perché si mantengano solo le modifiche più significative. Il voto è previsto per le 15, ma non c’è ancora un accordo, quindi, salvo colpi di scena, si va alla conta in commissione.

"Il referendum ci ha detto che gli italiani vogliono far lavorare il parlamento", ha detto il presidente della Commissione Giustizia del Senato, Andrea Ostellari, alla fine della riunione. "Noi - ha aggiunto - riteniamo che la battaglia sulla degenerazione delle correnti sia giusta". Il ministro D'Incà, però, ha escluso l'ipotesi del ricorso alla fiducia. "In maggioranza vi sono alcune posizioni diverse sugli emendamenti proposti, ma abbiamo la conferma e la sicurezza di poter trovare l'accordo dei gruppi, andare in votazione oggi a partire dalla 15 in commissione quindi chiudere stasera o domani mattina il testo in commissione e poi andare in aula", assicura il ministro D'Incà.

"C'è un lungo dialogo con le forze di maggioranza - ha chiarito - che su alcuni temi hanno posizioni diverse come espresse anche alla Camera, in questo momento c'è la volontà di collaborare e di chiudere i lavori dando la possibilità di eleggere il Csm con le nuove regole".

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