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Terremoto nel Movimento 5 Stelle: altri 3 senatori verso l'addio

I grillini Crucioli, Drago e Pacifico potrebbero abbandonare il gruppo pentastellato. D'Inca rassicura: "La maggioranza è stabile". Ma il governo adesso trema davvero

Terremoto nel Movimento 5 Stelle: altri 3 senatori verso l'addio

Non c'è mai pace all'interno del Movimento 5 Stelle, messo a dura prova dalle infinite problematiche che rendono fragile un gruppo già instabile per le varie correnti da cui è caratterizzato. Nelle ultime ore abbiamo assistito all'addio di Alessandra Riccardi, che è passata alla Lega in quanto delusa anche dal mancato confronto parlamentare con l'opposizione per le riforme nell'ambito dell'emergenza Coronavirus. Non si tratterebbe però dell'ultima uscita: stando a quanto appreso e riferito dall'Huffington Post, presto tre senatori potrebbero salutare definitivamente il mondo giallo per accasarsi altrove.

Nello specifico i soggetti ritenuti "a rischio" sarebbero Mattia Crucioli, Tiziana Drago e Marinella Pacifico: il primo potrebbero raggiungere Gianluigi Paragone al Gruppo Misto; le altre due potrebbero sposare la causa leghista. L'intento di Matteo Salvini è ormai chiaro: svuotare i 5S per renderli sempre più fragili così da far traballare l'esecutivo giallorosso. Un traguardo che è stato intercettato, visto che un esponente grillino di primo piano si è così sfogato: "L’obiettivo ormai è terremotare Giuseppe Conte". Lo scouting del Carroccio ha le idee ben impresse: far cadere il governo per mancanza di numeri sufficienti o aspettare una eventuale mossa di Forza Italia per fare da stampella al Conte bis. Il partito di via Bellerio ne uscirebbe rafforzato in entrambi i casi.

Conte adesso trema

Inevitabilmente il presidente del Consiglio sta vivendo ore di preoccupazione e guarda con i propri occhi quella che potrebbe diventare una vera e propria bomba politica che farebbe saltare anche la sua poltrona. Dal Movimento comunque filtra positività, soprattutto alla luce delle dichiarazioni di Federico D’Incà che ha provato a domare una situazione piuttosto infuocata. "Siamo ben superiori alla maggioranza di 160, siamo quasi a 170, c’è una maggioranza stabile, lo abbiamo dimostrato anche quando quel volpone di Calderoli ha cercato di mettere una trappola al Senato", ha rassicurato il ministro per i Rapporti con il Parlamento.

In realtà, fa notare l'HuffPost, il quadro è ben diverso: la maggioranza assoluta è di 161 voti, mentre la somma dei gruppi parlamentari che sostengono il governo porta a 160. I restanti voti si riferiscono a senatori a vita e a coloro che sono stati espulsi dal M5S. Ovvero posizioni del tutto ballerine. L'esecutivo deve fare i conti pure con le divisioni che si sono venute a creare in occasione delle elezioni Regionali. "Tra le forze politiche unite a sostegno del governo Conte prevalgono i no, i ma, i se, i forse, le divisioni. Il motivo è ridicolo: si può governare insieme 4 anni l'Italia ma non una Regione o un Comune perché questo significherebbe 'alleanza strategica'. Ridicolo!", è stato lo sfogo di Nicola Zingaretti. Il segretario del Partito democratico ha pertanto rivolto un appello agli alleati: "Confrontiamoci con la realtà, cambiamola, ma si smettesse di guardare il mondo dal dirigibile.

Andiamo avanti e combattiamo con chi ha le idee e gli strumenti per vincere".

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