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Terremoto nel Pd, ecco cosa è successo a Bologna

Energia Democratica, mozione vicina alla vice presidente nazionale del partito, pronta a lasciare la segreteria guidata da Mazzoni

Terremoto nel Pd, ecco cosa è successo a Bologna

Terremoto nel Pd a Bologna. Il capoluogo emiliano è la prima grande roccaforte dei democratici a scricchiolare dopo la riconferma di Sergio Mattarella al Quirinale. L’area vicina al vicepresidente nazionale del partito Anna Ascani, nell'ultima assemblea, tenutasi nella giornata di lunedì, si astiene dalla votazione per i delegati alla direzione provinciale, in cui non sarebbe stata data adeguata rappresentanza al gruppo riformista che all'ultimo congresso ha sostenuto l'attuale segreteria.

“Non è una questione di posti, ma di politica, dialogo e pluralità all'interno del Pd di Bologna – dichiara ai giornalisti Davide Di Noi, esponente di “Energia Democratica”, che ha come riferimento proprio l’ex viceministro all’Istruzione. Non c'è stata nessuna volontà di confrontarsi e quindi di trovare un accordo. Prendiamo, pertanto, atto che non ci sia volontà a portare avanti un discorso con la parte riformista che ha sostenuto quest’esecutivo”.

Uno strappo che potrebbe rivelarsi decisivo, considerando che Energia Democratica conta circa una trentina di delegati in assemblea e ha un proprio rappresentante in segreteria, ovvero il 38enne Andrea Guriolo, a cui è stata affidata tra l'altro la delega ai rapporti con le forze della coalizione e agli eventi, dove si è distinto per il suo spiccato attivismo. “Stiamo parlando – sottolinea Di Noi – di volontari che si sono spezzati la schiena durante le recenti Feste dell’Unità. Non siamo tra coloro che cercano le poltrone, ma era sacrosanto almeno riconoscere l’impegno delle persone”.

La prima conseguenza, su cui però l'area Ascani non scioglie ancora le riserve, potrebbe essere l’abbandono dalla segreteria Mazzoni, tra l’altro annunciata solo qualche giorno fa e la cui ascesa non è stata certamente tra le più semplici. Durissimo, infatti, il confronto con Base Riformista, l'altra corrente riformista guidata da Dario Mantovani, che ha sfidato l’attuale numero uno del Pd bolognese nell’ultimo congresso, tenutosi all'incirca un mese fa e che ora grazie all’improvvisa scissione potrebbe avere i numeri per metterla in minoranza.

La questione, inoltre, potrebbe avere anche risvolti nazionali, considerando che stiamo parlando di un’area vicina a un’esponente di spicco dell’esecutivo Letta, a conferma dei mal di pancia presenti da tempo al Nazareno. A spegnere, intanto, il fuoco è la stessa vicepresidente del Pd Anna Ascani, che chiarisce come il caso bolognese non andrà oltre i confini emiliani: "Le questioni locali rimangono questioni locali e non riguardano presunte dinamiche nazionali citate che, per ovvia e doverosa diversità di piani, nulla hanno a che fare con la vicenda bolognese che va rispettata nelle sue determinazioni.

Le scelte, legittime, prese da iscritti e dirigenti del gruppo di Bologna sono scelte e decisioni del gruppo di Bologna, come succede quotidianamente nelle dinamiche interne di partito e nella pluralità di dialogo territoriale".

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