Gay dichiarato, melomane accanito, e con una passione incontenibile per la storia degli anni di piombo: Davide Steccanella, 57 anni, è l'avvocato che senza pensarci su due volte ha accettato l'incarico più scomodo che un legale possa ricevere oggi in Italia. «Mi ha chiamato domenica la polizia giudiziaria - racconta - e mi ha detto che Cesare Battisti mi aveva nominato come suo difensore». Ieri mattina Steccanella era già sul volo per la Sardegna, destinazione il carcere di Oristano.
«Faccio l'avvocato e il mio mestiere è difendere la gente», dice ieri l'avvocato ai microfoni che lo circondano all'uscita dal primo colloquio col pluriergastolano: e suona come l'annuncio di una difesa «tecnica», in nome dell'aureo principio secondo cui anche il più impresentabile degli imputati ha diritto a una difesa come si deve. Un po' con lo stesso spirito l'anno scorso Steccanella ha assunto le difese di un altro personaggio impopolare, e per alcuni aspetti (in sintesi: il gusto per la sfida che tracima nell'arroganza) simile a Battisti, ovvero il vecchio gangster milanese Renato Vallanzasca.
Non è un'estremista, l'avvocato Steccanella, e neppure ne ha il pedigree: pariniano, figlio della Milano bene - il padre era segretario cittadino del Partito repubblicano - Steccanella è cresciuto alla scuola di uno dei grandi vecchi del foro ambrosiano, Lodovico Isolabella della Croce. «Uno dei più bravi che abbia mai avuto in studio: lucido, intelligente, veloce», lo ricorda adesso Isolabella: «Purtroppo Davide è anche una persona perbene, è onestissimo, e temo che oggi questo per un avvocato sia un difetto».
Ma alla passione per la toga Steccanella affianca altre e multiformi passioni, alimentate da una produzione letteraria intensa. Un libro sull'epoca autarchica del calcio italiano, uno sul mondo del melodramma, uno a Montserrat Caballè, uno - imminente - sugli aneddoti del rock. Ma il tema cui si applica con cura quasi maniacale è la ricostruzione della stagione del terrorismo italiano: il suo Gli anni della lotta armata, cronologia di una rivoluzione mancata è un ritratto impressionante di quell'epoca.
Il problema è che la lettura che Steccanella dà di quella stagione di sangue è tutt'altro che asettica. Il suo sforzo di capire le ragioni del terrorismo rosso a volte sembra giustificare scelte ingiustificabili. Ma proprio per questo è diventato uno degli interlocutori privilegiati dei reduci di quegli anni, compreso lo stato maggiore brigatista, che affollano la sua pagina Facebook. E da quella contiguità nasce anche l'amicizia virtuale con Cesare Battisti, negli anni in cui il terrorista dei Pac viveva in Brasile la sua indisturbata latitanza. Da quei frequenti dialoghi è scaturita la decisione di Battisti di nominarlo, appena arrestato, difensore di fiducia.
Una difesa che Steccanella farà verosimilmente a parcella zero, col rischio di pagare di tasca propria anche i viaggi su e giù dalla Sardegna. Ma per un avvocato a cui piace difendere gli indifendibili, Battisti era un cliente a cui era difficile dire di no.
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