Coronavirus

Via a test e tracciamenti (ma partono già in ritardo)

Da oggi gli esami sierologici, la app Immuni pronta solo a giugno. E i tamponi? A singhiozzo

Via a test e tracciamenti (ma partono già in ritardo)

Il monitoraggio, in teoria indispensabile per decidere i tempi della riapertura, rincorre il coronavirus dall'inizio dell'epidemia. Ma per il momento resta sempre indietro. La strada delle tre «T» indicata dal ministero della Salute e ribadita dal premier Giuseppe Conte ovvero «Testare, Tracciare, Trattare» è in affanno. La voce «Testare» è decisamente in ritardo e per quanto riguarda la possibilità di Tracciare i positivi e i loro contatti siamo ancora fermi al palo. Ieri il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri ha chiarito che la App Immuni «sarà disponibile tra 10-15 giorni per i primi di giugno», precisando che si tratta di «un tracing importantissimo che darà informazioni su tracciamento e diffusione della malattia». L'idea però era quella che la App fosse pronta prima delle riaperture e non dopo. Per il momento le due versioni della App, quella per iPhone e quella per smartphone Android, sono consultabili su GitHub, la piattaforma digitale per la distribuzione di progetti software open source. Rivelato anche il logo dell'app, un omino bianco al centro di un cerchio azzurro

Anche l'indagine di sieroprevalenza voluta dal Ministero della Salute e Istat, con la collaborazione della Croce Rossa Italiana, parte molto in ritardo rispetto ad esempio a quella già avviata una settimana fa dallo Spallanzani nel Lazio. Lo scopo è quello di individuare quante persone nel nostro Paese abbiano sviluppato gli anticorpi contro Sars CoV . Il test verrà eseguito su un campione di 150mila persone residenti in duemila comuni, distribuito per sesso, attività e sei classi di età. Gli esiti dell'indagine avranno principalmente un valore statistico. Non serviranno a dare «patenti d'immunità». Da ieri circa 700 volontari della Croce Rossa Italiana stanno contattando le persone selezionate per il campione per fissare, in uno dei laboratori selezionati, un appuntamento per il prelievo del sangue. Il prelievo potrà essere eseguito anche a domicilio se il soggetto è fragile. Se verranno identificati dei positivi saranno messi in temporaneo isolamento domiciliare per poi eseguire il tampone per la conferma della positività. Tutti i dati raccolti saranno riservati, le persone resteranno anonime e verranno identificate con un codice. Il campione è stato selezionato sia in rapporto alla popolazione sia all'incidenza del virus sul territorio. Per la Lombardia si cercano 30mila volontari. Per il Veneto 13mila; per l'Emilia Romagna 12mila; fino alla Val d'Aosta con meno di 4mila. Toccherà al medico di famiglia fare da tramite tra il paziente e le strutture sanitarie di riferimento per le analisi in caso siano presenti anticorpi.

E poi c'è il problema dei tamponi che vanno avanti un po' a singhiozzo e devono essere ripetuti per avere una diagnosi certa. In vista della riapertura più volte è stato ribadito che uno degli indicatori cruciali per dare il via libera agli spostamenti tra regioni sarebbe stato l'indice di contagio, Rt. Un criterio che però si è rivelato fallace come ha denunciato più volte con i suoi studi la Fondazione Gimbe. L'indice Rt, viene elaborato settimanalmente dalla Fondazione Bruno Kessler sulla base dei dati della sorveglianza integrata dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) che ha comunque precisato che non può esser considerato come un voto di sufficienza o meno per il via libera. Assurdo poi sostituire come criterio all'Rt l'Rzero perchè in sostanza, spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta, « si tratta dello stesso indice in fasi diverse dell'epidemia, a dimostrazione che sul monitoraggio del contagio la confusione regna ancora sovrana». Insomma, aggiunge Cartabellotta, l'Rt non è «un numero magico su cui fare classifiche, previsioni e addirittura prendere decisioni politiche regionali senza considerarne i limiti intrinseci e le criticità». Gimbe sottolinea pure che il valore di Rt può essere stimato correttamente solo con un ritardo di 15 giorni e che viene calcolato sul 30 per cento dei casi comunicati dalla Protezione Civile.

Ed è quindi inaffidabile.

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