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La teste chiave: "Io inascoltata". Il pg protesta: "Qui siamo pochi"

Le indagini per chiarire se i lavori senza via libera fossero la normalità. A Ivrea problemi di organico

La teste chiave: "Io inascoltata". Il pg protesta: "Qui siamo pochi"

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C'è fretta di sapere, di capire come è stato possibile che con le tecnologie di oggi un treno possa travolgere cinque operai al lavoro sulle rotaie. E individuare le responsabilità di chi ha sbagliato, al di là dei presunti errori dei due indagati, l'addetto di Rfi e il capocantiere, i sopravvissuti, che avrebbero violato le procedure di sicurezza. In particolare il tecnico Antonio Massa, che ha dato il via libera ai lavori, è distrutto e da giorni non dorme per l'angoscia di aver mandato a morire i colleghi. Un macigno sul cuore anche per Andrea Girardin Gibin, caposquadra della Sigifer, sotto inchiesta anche lui per omicidio plurimo e disastro ferroviario con dolo eventuale.

C'è fretta, ma quella per il disastro ferroviario di Brandizzo è un'inchiesta che richiederà tempo, non solo perché si tratta di una vicenda delicata, ma anche perché la Procura di Ivrea soffre di una cronica carenza di personale che impedisce di portare a termine velocemente le indagini necessarie. «Indagini come queste richiedono tempo. E da noi durano anche di più perché siamo in pochi», ha detto il procuratore capo Gabriella Viglione, facendo riferimento alla cronica mancanza di organico che affligge gli uffici giudiziari. Ci sono solo nove magistrati (uno in meno del previsto) per coprire un territorio molto vasto, che si estende fino alle porte di Torino. Anche se i problemi maggiori riguardano soprattutto il personale amministrativo e la polizia giudiziaria, che conta otto unità in servizio dove dovrebbero essercene venti. L'interrogatorio dei due indagati al momento non è in programma, i magistrati vogliono prima approfondire la documentazione raccolta. Ieri è stata ascoltata una testimone chiave, l'addetta alla sala controllo delle Ferrovie a Chivasso in servizio nel momento dell'incidente, che ha detto a Massa di non dare il via libera ai lavori: «L'ho detto per tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno». Tra le cose che la Procura vuole chiarire anche l'ipotesi che in alcuni casi gli operai comincino i lavori in anticipo per evitare alle loro aziende di pagare salatissime penali e se in quel tratto della linea ferroviaria era operativo il Cdb, un complesso meccanismo di sensori e circuiti elettrici che segnalano la presenza di rotabili sui binari.

È stata rimandata a mercoledì, invece, l'audizione di Antonino Laganà, fratello di Kevin, la vittima più giovane, in qualità di dipendente della Sigifer, la società in cui lavorava insieme al fratello. Laganà, che indossava una t-shirt con stampato il volto di Kevin, era accompagnato dal padre e si è allontanato dal Palazzo di giustizia senza rilasciare dichiarazioni. Anche i tempi per i funerali rischiano di allungarsi perché le procedure di identificazione dei corpi straziati dal treno si stanno rivelando complesse. La Procura di Ivrea ha invitato le famiglie delle vittime a fornire elementi che possano portare al riconoscimento dei corpi.

Soltanto dopo potrà essere concesso il nulla osta per i funerali.

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