Tfs anticipato, niente decreto 150mila beffati

Tfs anticipato, niente decreto 150mila beffati

Roma. Rischio-beffa per i dipendenti pubblici che vanno in pensione e hanno intenzione di chiedere l'anticipo del Tfs (Trattamento di fine servizio, l'equivalente del Tfr per gli statali) con un finanziamento bancario fino a 45mila euro. Il decretone su reddito di cittadinanza e quota 100, infatti, prevedeva l'emanazione di un decreto interministeriale (Economia e Finanze e Funzione pubblica) entro tre mesi dalla pubblicazione. Ovviamente, non si è visto ancora nulla e, dunque, non può essere perfezionata la convenzione con l'Abi (Associazione delle banche italiane) per l'erogazione dei prestiti che consentirebbero soprattutto a chi sceglie il ricorso al pensionamento di anzianità con 62 anni minimo e 38 di contributi di ottenere la liquidazione. Senza quel provvedimento il Tfs continuerebbe a essere pagato a scaglione con posticipi di 12 e 24 mesi il che significa che i 6enni dovrebbero aspettare fino a 7 anni per godere materialmente della buonuscita.

La relazione tecnica del decretone stimava un importo medio pro-capite di Tfs di circa 76mila euro e una platea di potenziali interessati di 66mila persone per il 2018 e di 158mila quest'anno per scendere a 118mila nel 2020 e 115mila nel 2021, anno in cui si concluderà la fase sperimentale di quota 100 e dovrebbe essere avviata quota 41 nelle intenzioni leghiste.

La detassazione del Tfs, sotto forma di riduzione di 1,5 punti percentuali dell'aliquota Irpef per ogni anno tra pensionamento ed erogazione del trattamento (fino a un massimo di 7,5 punti), compenserà la spesa per gli interessi che dovranno essere versati agli istituti di credito.

La nuova deadline è il primo agosto, quando si aprirà la prima finestra di uscita dei dipendenti pubblici che decidono di uscire con quota 100. Il secondo picco è atteso a settembre con 40mila pensionamenti nella scuola. C'è un eccezione: BancoBpm ha già siglato convenzioni con Esercito e Finanza.

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