Tim decide senza assemblea. La rete venduta al fondo Kkr

Ok all'offerta da 22 miliardi: scorporo perfezionato in un anno. Poi toccherà a Tesoro e americani chiudere con Open Fiber

Tim decide senza assemblea. La rete venduta al fondo Kkr
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Il dado è tratto, ieri il consiglio di amministrazione di Tim ha approvato l'offerta fino a 22 miliardi per la cessione della rete. È stato affidato all'ad Pietro Labriola (nella foto in basso) anche il mandato per trattare un'offerta migliorativa su Sparkle con un termine al 5 dicembre. Non ci sarà alcun passaggio assembleare poichè, spiega la nota di Tim, a fronte «dei pareri forniti dai professori Piergaetano e Carlo Marchetti, Andrea Zoppini, Giuseppe Portale, Antonio Cetra, Claudia Frigeni e dall'avvocato Luca Purpura» la decisione dell'offerta era di «competenza esclusiva consiliare». Poco dopo Vivendi ha diffuso a sua volta una nota nella quale «si rammarica profondamente che il cda di Tim abbia accettato l'offerta di Kkr» senza «prima informare e chiedere il voto degli azionisti». In questo modo il board «ha privato ciascun socio del diritto di esprimersi» sulla proposta nonostante ci fossero «cinque pareri pro veritate che hanno confermato che la cessione dell'intera rete» comporta «un evidente modifica dell'oggetto sociale» e questo significa che l'operazione «sarebbe stata di competenza dell'assemblea straordinaria». Il socio francese (che ha il 23,75% del capitale) «utilizzerà ogni strumento legale a sua disposizione per contestare la decisione». La società guidata dal ceo Arnaud de Puyfontaine (in foto a destra) quindi inizierà una guerra legale.

Tornando a Tim, il cda a maggioranza (11 consiglieri a favore e tre contrari) ha deciso di mandare avanti l'operazione autorizzando «l'amministratore delegato a finalizzare e sottoscrivere i contratti vincolanti relativi all'offerta» nei prossimi giorni. Contrari i soli consiglieri Marella Moretti, Giulio Gallazzi e Cristiana Falcone. Non era presente Giovanni Gorno Tempini in quota Cassa depositi e prestiti.

Quanto all'offerta del fondo americano, si apprende che l'operazione vale fino a 22 miliardi: Tim incasserà un assegno pari a circa 14 miliardi, tutti destinati ad abbattere il debito che alla fine dell'operazione sarà 6,6 miliardi dagli attuali 20,6 after lease (ovvero al netto dei contratti di leasing) e migliorerà significativamente il rapporto tra marginalità e debito che sarà «inferiore a due». La rete primaria verrà conferita in Fibercop, società che gestisce le attività relative alla rete secondaria. Contestualmente, un veicolo di Kkr (Optics Bidco) rileverà da Tim la sua quota in Fibercop. L'offerta prevede il closing entro l'estate 2024.

La Netco, la società che avrà in pancia tutta la rete di Tim, è stata valutata 18,8 miliardi di euro. A cui bisogna però aggiungere il «potenziale trasferimento di parte del debito a Netco» e i cosiddetti earn-out pagabili a Tim al verificarsi di determinate condizioni: il completamento, entro 30 mesi successivi al closing, «di alcune potenziali operazioni di consolidamento che riguardino Netco (leggasi fusione con Open Fiber, ndr) e l'introduzione di modifiche regolamentari idonee a generare benefici» che potrebbe portare un pagamento a favore di Tim di un massimo di 2,5 miliardi; e se entro il 31 dicembre 2025 saranno entrati in vigore «incentivi di settore che potrebbero comportare un pagamento in favore di Tim di un importo massimo di 400 milioni».

Soddisfatto l'ad Labriola: «Due anni di lavoro a testa china si chiudono con una decisione storica. Di grande importanza il ruolo delle istituzioni e delle autorità competenti che sono la miglior garanzia per l'esecuzione di questo piano».

Già perché parte integrante e fondamentale dell'operazione è il governo che si è già accordato con Kkr per entrare, in un secondo momento, probabilmente a scorporo della rete

avvenuto, nel capitale della nuova società della rete (Netco) per la quale investirà fino a 2,5 miliardi per avere il 20 per cento. Al suo fianco anche il fondo italiano F2i, che rileverà il 10-15% investendo 1 miliardo.

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