Roma. La «ripresina» economica in atto sta modificando alcune abitudini degli italiani, che non sembrano più quasi obbligati a risparmiare in vista di eventuali necessità future, ma paiono più propensi al consumo. È quanto emerge dalla ricerca curata da Acri (l'Associazione delle fondazioni bancarie) e da Ipsos per la Giornata del risparmio. Per la prima volta dopo quattro anni, infatti, il numero di persone che non vivono tranquille se non mettono da parte dei risparmi è superato da quello di coloro che risparmiano solo se ciò non comporta troppe rinunce: il 48% contro il 42 per cento. Insomma, questa prima fase del renzismo di governo sembra aver riportato indietro (sebbene con qualche opinabile artifizio) ai tempi dell'esecutivo di Silvio Berlusconi.
Il sondaggio ha infatti evidenziato una crescita dell'attitudine al consumo, avere maggiore fiducia nel futuro concedendosi qualche lusso. In particolare, le spese si indirizzano soprattutto verso: telefonia, con un saldo tra chi ha incrementato e chi ha ridotto i consumi positivo di 8 punti (-7 del 2014), elettronica (da -18 a -3), alimentari (da -18 a -5) e auto (da -22 a -6). Una conferma di questo trend è data anche dalla leadership del mattone tra gli investimenti preferiti. Il 29% degli intervistati lo ha designato come modalità migliore per far fruttare i risparmi (nel 2014 la percentuale si era fermata al 24%). Su questo dato ha influito l'annunciata abolizione della Tasi sulla prima casa, altro caposaldo berlusconiano.
Quella che emerge dal sondaggio è anche un'immagine in chiaroscuro.
Il 71% (74% nel 2015) del campione è insoddisfatto dell'euro e la maggioranza ritiene che un'Italia fuori dall'Ue sarebbe più libera anche se con qualche problema economico in più. Si tratta di un'Italia fragile, nella quale il 23% degli individui ritiene di non poter fronteggiare una spesa imprevista di mille euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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