Torino fuori dal "Corriere", Rcs guarda a Cairo e al "Sole"

Il titolo vola del 7,2% in attesa delle mosse degli altri azionisti

Torino fuori dal "Corriere", Rcs guarda a Cairo e al "Sole"

Con le nozze Stampa-Repubblica si accendono i riflettori anche sul Corriere della Sera che vedrà presto stravolto il suo «salotto». Non è un caso se ieri il titolo Rcs ha guadagnato il 7,21% a 0,61 euro. Gli Agnelli hanno infatti deciso di uscire da via Solferino: Fca distribuirà ai soci l'intero 16,7% del capitale della Rizzoli «coerentemente con la decisione di concentrarsi nelle attività automobilistiche», si legge in una nota. Con questa operazione, viene inoltre sottolineato, «giunge a compimento il ruolo svolto, prima da Fiat e poi da Fca, per senso di responsabilità nel corso di oltre 40 anni, che ha permesso di salvare il gruppo editoriale in tre diverse occasioni».

Le azioni del Corriere verranno dunque distribuite alla «cassaforte» di famiglia, Exor, che controlla Fca con il 29,1% (mentre un 5,27% è posseduto dal fondo scozzese Baillie Gifford). Exor dovrebbe quindi ricevere circa il 4,9% in Rcs che sarà successivamente venduto entro il primo trimestre del 2017 «in linea con le prassi di mercato per operazioni similari», ha annunciato ieri sera la società.Ma più che il come e il quando venderanno gli Agnelli, la domanda che si sta facendo il mercato è: a chi? Tra gli attuali azionisti il più interessato e il più «liquido», grazie a una robusta dote di cassa nella Cairo Communication, potrebbe essere Urbano Cairo (al 4,6%) che di recente si è definito «un investitore di lungo periodo». Difficile invece immaginare un appetito per le quote da parte di Mediobanca (6,2%) o Intesa (al 4,1% ma in uscita entro il 2017), né tantomeno da China National Chemical Corporation (4,4%) o Unipol (4,6%). Mentre resta da capire come si muoverà Diego Della Valle (che con l'uscita di Fiat è destinato a diventare, ai numeri di oggi, il primo azionista con il 7,3%) anche se in tempi non lontani ha definito quello in Rcs «un investimento tutto sbagliato, non sono riuscito quasi a toccare palla». Fuori dal parterre azionario c'è poi chi punta il dito su un outsider del calibro di Andrea Bonomi, patron di Investindustrial e in passato consigliere di Rcs, che però qualche settimana fa in un'intervista ha detto di guardare «ad altro in questo momento».

Di certo, l'impatto della nascita del nuovo impero di carta è solo l'inizio del consolidamento del mercato editoriale. La battaglia per la poltrona di presidente di Confindustria, e l'atteso duello finale tra Alberto Vacchi e Vincenzo Boccia, si intreccia infatti con il destino del Sole24Ore che dalla quotazione del 2008 ha infilato 250 milioni di perdite. Si dice che Vacchi abbia un accordo per mandare il numero uno dell'Assolombarda, Gianfelice Rocca, al vertice dell'editrice per poi lasciare a Luca Cordero di Montezemolo la tessitura di future alleanze. E il dito viene puntato proprio sul Corriere.

Ma l'operazione sarebbe tutta da costruire: chi compra? Chi paga? e quali sarebbero i nuovi azionisti del Corriere24Ore o del Soledella Sera? Le banche, con di mezzo qualche fondazione patinata come quella dell'università Bocconi, o gli industriali? Chissà.

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