Toccherà agli italiani pagare il conto delle follie gialloverdi

Toccherà agli italiani pagare il conto delle follie gialloverdi

Esattamente un anno fa, Matteo Salvini tuonava contro l'Europa gonfiando il petto e mostrando i muscoli. Gigino Di Maio, allora, non era da meno. Dicevano che se ne sarebbero fregati dei vincoli europei sui bilanci pubblici, che avrebbero sforato il 3%, che l'interesse del «popolo» sarebbe stato l'unica bussola che avrebbe orientato il governo. Sappiamo come è andata a finire. I nostri eroi sono tornati da Bruxelles con la coda tra le gambe e un deficit al 2,04%. Stessa, imbarazzante, gag l'hanno recitata in Patria rispetto a Bankitalia. Prima, indicandola come un contropotere tecnocratico, hanno rifiutato di ratificarne le nomine apicali. Poi, zitti zitti, a fine aprile hanno convocato un Consiglio dei ministri notturno, all'ordine del giorno hanno scritto «varie ed eventuali» e, approfittando delle tenebre, hanno dato il via libera a quelle nomine che alla luce del sole contestavano gagliardamente. Un tempo, li si sarebbe definiti «rivoluzionari da salotto». «Leoni da tastiera» è la traduzione più comprensibile nell'epoca dei social.

Lo spettacolo è oggi in replica. Uno dei due attori protagonisti, Di Maio, si è defilato, ritenendo più utile alla propria immagine recitare la parte del moderato. Salvini è invece ancora in scena con la medesima parte. Una parte ancor più incredibile, dal momento che il governo è uno, e sia il premier Conte (per quello che vale) sia il Movimento 5stelle (per quello che è) dicono tutt'altro e non sembrano intenzionati ad assecondare la ribalderia leghista. Non solo. Rispetto a un anno fa, l'Italia è immensamente più debole. La sfiducia dei mercati è ormai conclamata, lo spread è cresciuto di oltre 100 punti, l'annunciata affermazione «sovranista» all'europarlamento non c'è stata, sia la Lega sia il M5s sono privi di alleanze politiche forti e l'Italia è tagliata fuori dal Risiko della nuova Commissione europea al pari di un Polonia qualsiasi.

Cosa resterà, allora, delle intemerate salviniane? Delle due l'una: o si riveleranno il solito bluff, oppure sarà questo il terreno su cui Salvini consumerà la sua rottura per farne tema da campagna elettorale. In entrambi i casi, e nel secondo, ovviamente, di più, il conto lo pagheranno gli italiani. E stavolta rischia d'essere un conto insostenibile.

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