Pletora, che parola è questa? Un po' vecchiotta e pomposa, vuole dire processione o folla di gente sgradevole, assemblea d'individui spregevoli o fastidiosi, per esempio una pletora di facinorosi, di importuni, di scalmanati. Per estensione si può dire (meglio di no) «una pletora» di aggettivi inutili, di considerazioni superflue o irritanti. Dunque è un sostantivo che contiene la valenza del disprezzo. Chi lo ha riportato, diciamo così, in auge? Il magistrato che ha concesso gli arresti domiciliari a Mario Mantovani, ex vicepresidente della Regione Lombardia, che è rimasto in gattabuia per quarantuno giorni e otto ore. Che c'entra la pletora?
Vorremmo saperlo anche noi frugando nelle parole usate da Sua Eccellenza, il quale, nella sua autorevolezza infastidita, comunica che la vera ragione della concessione dei domiciliari sta nella «pletora». Quale? Quella degli insopportabili parlamentari e consiglieri regionali che hanno visitato Mantovani in cella. L'irritante comitiva ha fatto spudoratamente uso delle norme di legge che autorizzano la visita di qualsiasi carcere in qualsiasi momento e luogo, per conto e in nome dei cittadini. È una norma della democrazia ampiamente usata da tutti i rappresentanti.
Ma, sostiene Sua Eccellenza, non si poteva più andare avanti così con tutto quel viavai, quei moduli da timbrare, il cigolio dei cancelli e la pletora di rappresentanti del popolo, regionale e nazionale, che andava e veniva. E allora, sbotta Sua Eccellenza, poiché la pletora non cessava di suonare il campanello, telefonare, bussare alla porta, sai che ti dico? Io questo qui (Mantovani) lo sbatto ai domiciliari e questa storia finisce. Un proposito ingegnoso: metti sotto chiave in casa sua il detenuto, senza telefono, internet e neanche il citofono, voglio proprio vedere come reagirà la pletora. Si sa come sono le pletore: zingari, sciamannati. Gentaglia. Che cosa farà ora la pletora giù in strada? Un bivacco? Suoneranno il campanello? E io non apro. In realtà il pm di Milano che coordina le indagini, Giovanni Polizzi, aveva dato lunedì una spiegazione più sensata.
Aveva detto che, essendo cessato «il pericolo di alterazioni degli elementi documentali utili alla ricostruzione dei fatti», si concedevano finalmente i domiciliari a Mantovani. Un cittadino lo ricordiamo - può essere privato temporaneamente della libertà (nel cinquanta per cento dei casi risulterà innocente) soltanto se c'è rischio che manometta le prove, scappi o continui a commettere reati. Gli arresti domiciliari non sono un luogo di espiazione, ma di quello che i francesi chiamano mise en garde, la momentanea sospensione della libertà per motivi di inchiesta. Consiglieri e parlamentari hanno tutto il diritto (spesso il dovere) di visitare un arrestato, informarsi delle sue condizioni, rincuorarlo e, se ritengono, manifestargli solidarietà. Questo diritto non ha limiti perché fa parte del sistema della garanzia, cioè della democrazia.
Etichettare come pletora i rappresentanti significa mostrare disprezzo e irritazione per la democrazia stessa.
Sua Eccellenza ha rafforzato fin troppo la nostra convinzione: alcuni magistrati hanno la democrazia sulle palle. E probabilmente pensano che valga di più la loro legittimazione per concorso pubblico, della legittimazione delle urne. Il che è più di una gaffe. È un imperdonabile errore.Paolo Guzzanti- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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