Erano gli stessi gestori interessati ad opporsi alla pubblicazione dei testi delle concessioni autostradali. La denuncia del ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, che nel corso del dibattito parlamentare dell'altro giorno aveva suscitato proteste e perplessità, ha assunto ieri contorni più chiari. Nel corso della trasmissione In Onda su La7 Doninelli ha fatto un nome: «Aiscat (l'associazione che riunisce i gestori; ndr) ha mandato i documenti al ministero dicendo di non pubblicarli perchè l'amministrazione e quindi lo Stato sarebbe stato passibile del reato di aggiotaggio. Abbiamo ricevuto delle diffide a non pubblicare e questo ha creato paura tra i dirigenti del ministero».
Il chiarimento viene dopo che nell'editoriale pubblicato sul Fatto Quotidiano di ieri Marco Travaglio, certo non ostile alla componente grillina del governo giallo-verde, aveva sonoramente bacchettato il malcapitato ministro, colpevole di aver lanciato accuse generiche: «di quelle pressioni deve anzitutto indicare gli autori e il contenuto...».
L'opposizione alla pubblicazione dei dati finanziari delle concessioni (i soldi incassati, gli impegni assunti) è una posizione che l'Aiscat, attraverso il presidente Fabrizio Palenzona, ha sempre sostenuto. E per anni i gestori l'hanno avuta vinta contro le richieste dell'Autorità dei trasporti e di qualche ministro. Il Ministero aveva centellinato i dati anche all'Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, perfino dopo che Toninelli si era insediato sulla poltrona ministeriale. In tutti i casi la motivazione era identica: la necessità di tutelare i segreti industriali di aziende quotate. Poi la caduta del ponte Morandi ha mutato i termini del problema. Il ministero ha pubblicato la scorsa settimana i dati da cui risulta che i maggiori gestori autostradali della Penisola, come Benetton e Gavio erano riusciti a strappare remunerazioni maggiori dei loro concorrenti esteri.
Quanto alla situazione di Genova Toninelli ha parlato delle degli sfollati: «Nei prossimi giorni ci sono buone
possibilità che per qualche ora potranno rientrare a casa per recuperare oggetti personali grazie ad alcuni sensori che saranno messi sulla parte del Ponte Morandi non crollata in modo da poter monitorare e intervenire».
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