Politica

Toninelli senza freni: specula sul virus e si esalta: "Sono il ministro che ha fatto di più nella storia"

Insulta Fontana. E poi spiega: "Io fuori dal governo? Mi sono fatto troppi nemici"

Toninelli senza freni: specula sul virus e si esalta: "Sono il ministro che ha fatto di più nella storia"

Nelson Mandela, Helmut Kohl o Danilo Toninelli. Urge un ballottaggio su Rousseau per proclamare il miglior politico del pianeta. Ma chiaramente non c'è gara. Kohl, per dire, ci ha messo anni a riunire le due Germanie, mentre Toninelli ha congiunto Italia e Austria scavando un tunnel sotto al Brennero con una sola frase. Al Danilo nazionale comunque non servirà nemmeno sfoderare il famoso «sguardo concentrato» reso celebre durante le trattative per il governo gialloverde. Perché dalla sua ha i fatti che ha esposto ieri in un'intervista al Mattino. In cui ha proclamato: «Io credo di essere stato il ministro che ha fatto di più nella storia». E l'articolo potrebbe anche concludersi qui.

Ma sarebbe ingiusto verso i lettori. Perché anche il resto dell'intervista è memorabile. Specie nella parte in cui l'ex infaticabile ministro si stupisce che un'intervista preveda delle vere domande: «Vabbè, sembra che vogliamo fare filosofia, mi sembra un dibattito e non un'intervista», replica stizzito per l'insistenza del cronista. L'esponente grillino si infastidisce quando critica la facilità con cui Mastella cambia alleanze «da una parte all'altra» e il giornalista gli chiede se non sia ciò che ha fatto anche il M5s passando dal governo con la Lega a quello con il Pd. Minuzie che Toninelli non raccoglie, impegnato com'è a denunciare gli sprechi, tanto da rispondere così alla domanda sullo staff da 700mila euro di Di Maio: «Ma lei è sicuro? Non sono informato».

Una cosa è certa: l'ex ministro dei Trasporti è trasparente come l'acqua: ne è un esempio ormai proverbiale la sua partecipazione a Tg2 Motori per promuovere le politiche grilline in favore dell'auto elettrica. Durante il programma gli chiesero che auto avesse e lui placido: «Con mia moglie abbiamo appena comprato una Jeep Compass Diesel». Cioè un Suv sottoposto all'ecotassa a 5 Stelle sulle auto inquinanti. Inspiegabilmente massacrato sui social, tentò di difendersi dicendo che le vetture elettriche costano troppo e ci sono troppe poche colonnine di ricarica per poter fare viaggi lunghi, promuovendo così esattamente gli argomenti usati dagli avversari dell'auto elettrica. Capolavoro.

Va detto che dopo l'intervista di ieri Toninelli ha diffuso una smentita. Ma non delle perle narrate sin qui: ha solo voluto rinnegare la parte in cui pareva ce l'avesse con Di Battista. Dunque tutto il resto l'ha detto davvero. Proprio come le infauste frasi di ieri contro la giunta lombarda: «Preoccupa che saranno questi signori a dover gestire un'eventuale seconda ondata di Covid-19». Del resto se Toninelli rideva sul plastico del ponte di Genova non è strano che faccia propaganda sull'epidemia.

Eppure non è sfiorato dal dubbio che sia stato questo genere di performance a spingere il suo partito a farlo fuori da ministro. La ragione, dice, è un'altra: «Mi sono fatto troppi nemici».

Forse gli eredi di Mandela e Kohl.

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