Da Torino a Genova, il Pd inseguito dai giudici

Da Torino a Genova, il Pd inseguito dai giudici

Il governatore piemontese Chiamparino pronto a dimettersi, quello ligure Burlando nei guai per 4 assegni da 25mila euro alla sua fondazione politica, e poi dieci consiglieri di circoscrizione del Pd (uno di Sel), a Torino, tra cui l'attuale deputato Paola Bragantini, sotto inchiesta per le giunte fantasma con un unico tema all'ordine del giorno: incassare il gettone di presenza anche se assenti. Tira una brutta aria a Nord-ovest per il Partito democratico, tra la Liguria dove si vota in primavera e il Piemonte dove si rischia di rivotare presto se il Tar accoglierà il ricorso sulle presunte firme false della campagna elettorale del renziano Sergio Chiamparino (indagati funzionari e consiglieri regionali Pd e Sel). A sentire il presidente del Piemonte le sue dimissioni saranno inevitabili anche soltanto se dal Tar (udienza fissata per il 9 luglio) non ci sarà una risposta «chiara e inequivocabile», «a quel punto propongo di dare la parola agli elettori in autunno» spiega Chiamparino davanti ai membri della direzione regionale Pd.

I giudici del Tar, dunque, sono avvisati - direttamente dal presidente del Piemonte - di avere una grave responsabilità nelle loro mani, tanto che l'ex governatore leghista Roberto Cota, che sull'irregolarità delle firme è andato a schiantarsi perdendo la Regione, twitta : «Quella di Chiamparino sembra la solita richiesta di aiuto...». Anche se le motivazioni della sentenza di accoglimento del ricorso non sembrano incoraggianti per il governatore: «Laddove la lista “Chiamparino presidente” dovesse risultare illegittima, anche le altre liste ne seguirebbero la stessa sorte, con inevitabile integrale stravolgimento dell'esito elettorale». Insomma se le firme false fossero anche solo sulla lista del presidente e non su quelle del Pd o degli altri partiti della coalizione, verrebbe giù tutto. Non bastasse questa, c'è l'altra tegola caduta in testa all'ex sindaco di Torino, cioè l'accusa (con testimoni) di aver preso 25mila euro in nero dal patron del premio Grinzane Cavour, Giuliano Soria, grande finanziatore di artisti e vip della sinistra gianduiotta.

Sempre da quelle parti, a Torino, imbarazza l'allegra contabilità dei consiglieri della quinta circoscrizione, tutti di centrosinistra e tutti indagati per truffa aggravata, a cominciare dall'ex presidente poi eletta alla Camera, la piddina Paola Bragantini. Si erano accordati di distinguere tra «giunte sedute» e «giunte in piedi», cioè quelle finte, buone per prendere il rimborso al massimo del tetto previsto, 600 euro al mese (solo di gettoni). Imbrogliato il Comune non una ma due volte, perché la finta presenza nella giunta corrispondeva ad un'assenza dal lavoro per i consiglieri, e quindi al previsto pagamento, con i soldi pubblici, del permesso retribuito. Il timore, adesso, è che la furbata non sia un caso isolato, perciò il sindaco Fassino ha annunciato un'indagine interna, mettendo subito le mani avanti: «Chi ha sbagliato pagherà, ma gli errori di pochi non possono diventare la delegittimazione indiscriminata di molti». Si scende verso il mare e si trova un altro governatore Pd costretto a difendersi. Il nuovo problema di Claudio Burlando, presidente Pd della Liguria, è un finanziamento di 100mila euro in quattro tranche , arrivati - in periodo di campagne elettorali - alla sua Associazione Maestrale dal gruppo petrolifero genovese Europam, della famiglia Costantino. Assegni, secondo la Procura che sta indagando, che non risultano nei bilanci. Burlando (non indagato) smentisce ogni sospetto di do ut des . Ma l'aria, dal mare fino a Torino, resta brutta.

Il presidente della Regione Piemonte rischia la poltrona per il caso delle firme false collegate alle sue liste che lo hanno portato all'elezione. Il suo predecessore Roberto Cota perse la poltrona per un'inchiesta simile

L'associazione culturale «Maestrale» del governatore della Liguria Burlando ha ricevuto fondi sospetti per 100mila euro da un imprenditore attivo nel settore petrolifero.

Il governatore non è al momento indagato

La parlamentare Pd Paola Bragantini è indagata per truffa a causa di alcune sedute fantasma quando era presidente di Municipio a Torino: i consiglieri non erano presenti ma risultavano tali nel registro delle sedute

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