Coronavirus

"Tornare sulle piste non è una priorità. Lockdown? Meglio chiusure mirate"

La docente di Igiene della Cattolica: "In questo momento più efficaci degli interventi tempestivi. Anche tenere aperte le scuole è un rischio"

"Tornare sulle piste non è una priorità. Lockdown? Meglio chiusure mirate"

Un lockdown generale «intenso e limitato nel tempo». Una richiesta messa sul tavolo del ministro della Salute, Roberto Speranza, dal suo consigliere scientifico Walter Ricciardi che ha sollevato subito un vespaio di polemiche. Lockdown, ha precisato lo scienziato, che va affiancato dal potenziamento del sistema di test e tracciamento. A preoccupare sono soprattutto le varianti. Ma davvero dovremo tornare alla serrata di un anno fa? Il rischio che l'epidemia torni fuori controllo esiste anche per Patrizia Laurenti, docente di Igiene all'Università Cattolica del Sacro Cuore, direttore dell'Unità operativa complessa di Igiene del Policlinico Gemelli. Sicuramente, avverte la Laurenti, «la riapertura degli impianti sciistici in questo momento non è e non può essere la priorità».

Professoressa Laurenti ritiene inevitabile un lockdown generale?

«Capisco l'affermazione del professor Ricciardi che dal punto di vista strettamente scientifico è l'unica che ci permetterà di riprendere in mano l'epidemia. Allo stesso tempo comprendo che il governo debba contemperare l'esigenza di salute pubblica con una questione sostenibilità dei provvedimenti dal punto di vista economico e sociale».

Dunque non è inevitabile un lockdown come marzo? Quale soluzione è possibile?

«Escluderei un lockdown come quello imposto nel marzo scorso. Anche il professor Ricciardi parla comunque di un provvedimento limitato nel tempo. Ritengo possano essere efficaci chiusure mirate e tempestive. Affiancate dal rispetto delle regole già in vigore».

L'attuale sistema dei colori è ancora valido?

«Il sistema dei colori funziona, i criteri con il quale è stato strutturato restano validi. Vedo però lacune e carenze nell'interpretazione di queste norme da parte della popolazione»

Ritiene ci siano comportamenti scorretti da parte dei cittadini?

«Non metto sotto accusa nessuno. Nella zona gialla si può andare al ristorante ed è quindi ovvio che le persone ci vanno. Il problema è che ci vanno in molti, tutti insieme, non c'è distanziamento e alcuni non indossano correttamente la mascherina».

Rischiamo che la diffusione del coronavirus vada nuovamente fuori controllo?

«É un rischio concreto perché, come giustamente osserva il professor Ricciardi preoccupano le varianti che possono far riesplodere i contagi. La variante inglese è quella maggiormente diffusa e potrebbe implicare un rapido peggioramento senza limitazioni adeguate. Ad esempio mi sembra che in Umbria si sia intervenuti con tempestività, chiudendo zone specifiche dopo l'individuazione di una sostenuta diffusione della brasiliana. Accanto alle chiusure vanno ripresi i test e il tracciamento per identificare tutte le varianti».

Si teme che le varianti possano ridurre l'efficacia dei vaccini.

«Le dosi stanno arrivando e noi dobbiamo vaccinare molte persone nel minor tempo possibile perché una popolazione immune costituirà una barriera contro la diffusione del virus e dunque anche delle sue mutazioni. La settimana scorsa qui al Gemelli siamo partiti con la vaccinazione per gli over 80: circa 90 persone al giorno ma dalla prossima settimana siamo pronti ad accelerare».

Rischioso tenere le scuole aperte?

«Non ci sono dubbi: la ripresa delle scuole ha coinciso con una ripresa dei contagi dovuti soprattutto alla variante inglese che si diffonde velocemente anche tra i bambini. Resto convinta però che le lezioni in presenza non siano la causa: il problema non è dentro la scuola ma fuori, soprattutto sui mezzi pubblici affollatissimi.

Un tema che non è stato neppure affrontato».

Commenti