Alek Minassian «ha falciato le persone una per una». Chi ha visto ha ancora l'orrore della morte negli occhi. Davanti quell'immagine che non se ne va, quel furgone bianco a zig zag e i corpi come pedine, alla guida il 25enne autore dell'attacco Toronto. Uno studente di origine armene con problemi psicologici secondo le prime ricostruzioni. «Un disadattato, un solitario, pieno di tic», dicono i compagni del Seneca College di Toront, che avrebbe ricercato sul web notizie sulla strage del 2014 di Isla Vista, in California, quando un ragazzo di 22 anni investì e uccise 6 persone. Secondo alcune fonti, il giovane aderiva a un gruppo misogino di uomini che si considerano vittime del «celibato forzato». L'altro ieri dunque il ragazzo è salito sul marciapiede e falciato i pedoni nel sobborgo di North York. Ieri Minassian è stato incriminato per l'omicidio volontario di 10 persone ed il tentato omicidio di altre 15. L'uomo è comparso di fronte ai giudici che gli hanno notificato le accuse. La prossima udienza è stata fissata per il 10 maggio prossimo. Intanto, i media canadesi cominciano a pubblicare le identità delle 10 vittime dell'attacco. La prima identificata è Anne Marie D'Amico, italo canadese, come ha confermato al National Post il presidente della Invesco Canada, società di investimenti americana, per la quale la donna lavorava.
Il giorno dopo la strage il Canada si guarda attorno e scopre di avere paura. «Un atto folle ma non è terrorismo», ha assicurato il premier canadese Justin Trudeau. «Non dobbiamo cominciare a vivere nell'angoscia, nell'incertezza» cerca di rassicurare il premier canadese, confermando che l'investimento nel centro di Toronto «non è connesso alla sicurezza nazionale», cioè non è stato un atto terroristico, come già dichiarato dal ministro della Sicurezza pubblica, Ralph Goodale. «I canadesi nel Paese sono scioccati e rattristati per questo attacco insensato», ha aggiunto il premier, «ma dobbiamo restare un Paese aperto, libero e a suo agio nei proprio valori, continueremo a esserlo».
Atti simili in altre città negli ultimi anni sono stati compiuti da terroristi, ma Ralph Goodale ha da subito escluso il terrorismo anche se il movente del gesto non è ancora chiaro.
Gli inquirenti non tralasciano alcuna pista, anche se la polizia ha affermato che «al momento non c'è alcuna connessione con un possibile atto di terrorismo». «C'era un poliziotto e l'uomo aveva una pistola in mano», ha raccontato un passante che ha assistito alla scena. Il conducente ha quindi gettato a terra l'arma ed è stato arrestato.
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