Trump agita il vertice della Nato. "L'articolo 5? Non è scontato"

L'avviso del presidente Usa sull'impegno a difendere gli alleati. Poi pubblica l'sms di Rutte: "L'Europa spenderà molto, è un tuo successo". Bufera sul segretario generale

Trump agita il vertice della Nato. "L'articolo 5? Non è scontato"
00:00 00:00

Non era ancora iniziato all'Aia l'appuntamento politico-militare più atteso dell'anno, quando The Donald, dall'Air Force One, stava già piazzando la sua disamina sull'Alleanza atlantica, per testare gli equilibri dell'occidente e le rispettive volontà dei 32 Paesi membri di mettere mano al portafogli. Parlando del'Art. 5 della Nato, "mi impegno per salvare vite", ha detto il tycoon. Ma "dipende dalla definizione, ora ce ne sono diverse....". Sarebbe dunque "interpretabile", per Trump, anche una delle poche certezze su carta. Non era infatti mai accaduto che venisse messa in dubbio la difesa collettiva di un alleato minacciato, tanto che Trump, rendendosi forse conto dell'uscita dal seminato, ha poi corretto il tiro, spiegando che non era l'Air Force One il luogo per chiarire la risposta data poco prima di decollare per l'Olanda.

Moral suasion verso i partner, vista la richiesta Usa di spendere il 5% del Pil per ogni Stato membro entro il 2035: il 3,5% per la difesa vera e propria, l'altro 1,5% per spese infrastrutturali collegate, inclusa la sicurezza delle strade e spese sanitarie. Tutto possibile, per non dirsi fuori dal traguardo indicato dal Trump II, tranne quel "defence washing" su cui lancia alert il Commissario europeo all'Economia Dombrovskis, secondo cui il riarmo non può trasformarsi in una corsa a catalogare spese che avrebbero poco a che fare con la difesa.

Su questo, ieri sera i leader hanno iniziato a confrontarsi: a partire dal trio franco-tedesco-britannico Macron, Merz, Starmer. Il premier della Perfida Albione ha confermato l'impegno di Londra a portare al 5% del Pil secondo l'artificio escogitato dal segretario generale della Nato Mark Rutte, che permette di sommare il reale budget per la difesa a quello per la sicurezza nazionale. Starmer non scontenta l'alleato Nº1. Come pure il cancelliere tedesco, che definisce "storico questo vertice, decideremo di investire così che nessuno osi attaccarci", ha scritto Merz su X dopo aver firmato sul Financial Times, assieme al presidente francese Macron, un editoriale che sintetizza la posizione delle due capitali Ue: "La più grande minaccia proviene da una Russia revisionista, il nostro obiettivo è mantenere la pace nel continente. Francia e Germania spendono oggi più del 2% per la difesa. Noi andremo oltre, con l'obiettivo del 3,5% per la difesa e l'1,5% per spese più ampie. La deterrenza nucleare rimarrà la pietra angolare della sicurezza dell'Alleanza".

Moral suasion trumpiana e imprevedibilità, intanto, nella prima apparizione in un vertice Nato da quando il tycoon è tornato in carica. "Sono impegnato ad essere loro amico", ha aggiunto l'inquilino della Casa Bianca. "Impegnato ad aiutarli", dice, battendo però cassa con gli alleati anche se gli stessi Usa spendono a oggi "solo" il 3,38% del Pil. "Guardate agli ultimi nove anni, erano al verde e gliel'ho detto, sette dei Paesi che ne facevano parte all'epoca non pagavano la loro quota, la Nato era sull'orlo del fallimento, io mi sono imposto e ho detto che i Paesi membri avrebbero dovuto aumentare il contributo arrivando al 3, 4, 5% del loro Pil, e credo che il 5% sia un buon numero, dà alla Nato molto potere". Macron tentava intanto un disgelo a cena col tycoon. E se ieri Rutte ha elogiato Trump via messaggio privato, poi reso pubblico da The Donald, lo stesso segretario è entrato nel mirino delle cancelliere Ue per i toni usati con lui: "L'Europa pagherà molto, come è giusto che sia, e sarà una tua vittoria. Ci vediamo alla cena di Sua Maestà!". Per Rutte, il pericolo resta la Russia. Rivendica per oggi un comunicato finale di sostegno a Kiev. Gli Usa hanno intanto ripreso a condividere informazioni di intelligence con gli alleati anche sull'Ucraina. Oggi giorno chiave per dire sì, no o forse al 5%. Nord Europa, contro la Spagna, che conferma: "Non spenderemo così tanto".

"No" a clausole di "opt-out per alcuni Paesi", tuona la premier danese Fredriksen. Per la Danimarca, "è il momento di alzarsi in piedi". Alert anche da Stoccolma: "Non dò nulla per scontato", il timore del premier svedese UlfKristersson.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica