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«La tortura psicologica? Reato incastra poliziotti»

Il segretario del Sindacato autonomo di Polizia, Gianni Tonelli: "È arbitraria e non possiamo difenderci"

«La tortura psicologica? Reato incastra poliziotti»

Roma - «Siamo stati trattati peggio dei pedofili o dei mafiosi, per i quali l'istigazione alla commissione di reati odiosi, compresi quelli di violenza o di omicidio, non è punibile, mentre lo è per i poliziotti che, a buon fine, invitano un collega a fare una minaccia fasulla a un delinquente, magari per sapere dove hanno nascosto una bambina sequestrata. Questo è contrario a uno dei principi fondamentali del nostro diritto penale». A dirlo è il segretario generale del Sap (sindacato autonomo di Polizia) Gianni Tonelli, critico sulla nuova legge che prevede il reato di tortura.

Vi sentite vittime di questa legge?

«Sicuramente. Il desiderio vero è quello di inibire completamente la funzione di polizia e per questo, visto che il sistema che difendiamo non ci sostiene, ma ci avversa, invito tutti i colleghi a fare domanda per i servizi interni».

Come farete a difendervi dall'accusa di aver provocato «acute sofferenze psicologiche» a un criminale?

«Non lo potremo fare. Da quelle fisiche sì, perché la persona che dovesse lamentarne dovrà dimostrare di avere segni, tagli, abrasioni, lividi. Nel caso in cui un delinquente dovesse sostenere di essere stato picchiato con addosso un cuscino per non lasciare tracce, è possibile fare l'esame del sangue Cpk, per rilevare la quantità di enzima prodotto dalle fibre muscolari per i colpi. Più ce n'è e più ne ha prese. Se non ce n'è mente. Ma da quelle psicologiche non si può. Cosa significa sofferenza psicologica verificabile? Da che cosa? Da una ricetta medica per farmaci ansiolitici o da una perizia a pagamento? Ogni delinquente può lamentare sintomatologie avendole apprese da internet».

Ci sarà quindi anche meno sicurezza per i cittadini?

«Certo, perché l'obiettivo ultimo è questo. Difendere non la brava gente, ma fornire strumenti ai delinquenti. Le vera vittima di questa legge sono le persone perbene».

Per questo avete richiesto di avere telecamere sulle divise, sui mezzi e nelle celle di sicurezza?

«Sì. Abbiamo voluto fare un passo in avanti per dimostrare che non abbiamo nulla da temere, perché noi usciamo a fare del bene ai cittadini e non abbiamo timore di essere messi sotto i raggi X. Ma i delinquenti non le vogliono e i loro amici in Parlamento neanche perché queste ultime hanno un grande difetto: non perdonano niente a nessuno».

Chi è responsabile di questa norma?

«Sono in tanti.

Dal partito dell'antipolizia che l'ha promossa, passando da chi, per questioni di bottega, di poltrona ed elettorali gli fa l'occhiolino, ai vertici delle forze dell'ordine che non hanno difeso i loro uomini, per finire con gran parte del movimento sindacale delle forze di polizia che si è venduta alla politica».

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