Lo schema sulla carta sembra disegnato. Silvio Berlusconi si prende un ruolo da allenatore o da padre nobile che dir si voglia, forte della riconquistata agibilità politica e del ruolo di europarlamentare. E Giovanni Toti e Mara Carfagna si prendono sulle spalle il compito di disegnare un futuro per Forza Italia - sempre che il nome rimanga questo - trattenere gli scontenti e scommettere su un messaggio politico in grado di parlare solo e soltanto al popolo del centrodestra, ma senza confondersi con il sovranismo imperante.
Non manca, naturalmente, la componente degli scettici. Coloro che dentro Forza Italia credono poco alla coabitazione tra il governatore ligure e la vicepresidente della Camera si accomodano sulla riva del fiume e attendono la difficile prova delle primarie, più che del congresso, prevedendo scintille.
I due coordinatori chiamati a guidare la transizione verso la svolta democratica, però, si dicono pronti a sostenersi l'uno con l'altro per portare a termine la rivoluzione delle consultazioni aperte. Lo fanno nella prima intervista congiunta rilasciata a SkyTg24, a L'intervista, programma di Maria Latella. In tv i due si spalleggiano e si punzecchiano - «fammi parlare altrimenti litighiamo subito» dice la parlamentare campana - aprono al cambio del nome, pur sottolineando che le priorità sono altre, mentre per Toti è una «ipotesi da valutare utilitaristicamente». E dichiarano di essere più che disponibili a fare il vice dell'altro in caso di sconfitta. «Se i nostri iscritti dovessero decidere così sarei onorata di farlo» dice Mara Carfagna. «Faccio il vice di chiunque vinca il congresso e le primarie, non solamente di Mara» replica Toti.
Il governatore ligure non nasconde di avere avuto una dialettica forte con il presidente del partito. «Con Berlusconi si ragiona distesamente senza che nessuno rinunci alle proprie idee. Io non ho mai detto di voler fare un mio partito ma ho difeso alcune tesi incontrovertibili come che Fi sia in difficoltà. Al di là di qualche ruvidità reciproca, Berlusconi ha capito che la cura a Forza Italia non potevamo che farla insieme», conclude il presidente delle Liguria. Toti lancia una stoccata ad Antonio Tajani. «Era stato incaricato di coordinare il partito ma non mi pare che in questi due anni ci siano stati risultati straordinari».
Sulla gestione della Sea Watch, Toti dà atto a Salvini di avere imposto un giro di vite importante. Mara Carfagna, invece, offre un punto di vista diverso. «Se fossi stata il ministro dell'Interno, avrei fatto sbarcare i migranti, rifocillati e curati, e poi li avrei messi su un aereo e li avrei accompagnati personalmente a Berlino o a Parigi e lì avrei aperto una grande causa europea. Inoltre avrei partecipato ai 5 o 6 consigli dei ministri dell'Interno europei ai quali Salvini non ha partecipato, fatto una battaglia per modificare il Regolamento di Dublino e chiesto sanzioni contro i Paesi di Visegrad». Entrambi, comunque, propugnano un solido ancoraggio al centrodestra. Una manifestazione di intenti rilanciata anche da Anna Maria Bernini.
«Io sono convinta che per Forza Italia non esista alternativa al centrodestra e all'alleanza con la Lega: quella è la prospettiva e il confine giustamente tracciato da entrambi i coordinatori reggenti. Forza Italia, però, sui temi economici non sarà mai il partito dell'avventurismo».
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