Tre lavoratori hanno perso la vita ieri a distanza di poche ore uno dall'altro. Si allunga il triste elenco delle morti bianche in Italia e ci si interroga su come si possa arginare questa piaga.
La prima vittima si chiama Nicoletta Palladini, 50 anni, dipendente da 26 di una vetreria a Borgonovo, in provincia di Piacenza. Otto ore dopo la stessa sorte è toccata a un quarantunenne di origine marocchina, che stava lavorando nell'azienda Alessio Tubi di La Loggia, nel Torinese. E in serata la terza tragedia, a Casal di Principe, nel Casertano dove ha perso la vita un uomo di 49 anni di Cesa.
Il decesso di Nicoletta, madre di due figli, nata e cresciuta a Borgonovo, risale alle 3 di ieri mattina. La donna, addetta alla creazione di prodotti in vetro, è rimasta incastrata e schiacciata tra un nastro trasportatore e un macchinario porta bancali. Saranno gli accertamenti dei carabinieri della compagnia di Piacenza, coordinati dalla Procura, a chiarire la dinamica esatta di cosa sia successo in quei secondi che l'hanno strappata alla vita. L'operaia è morta sul colpo e i soccorsi sono stati inutili. I sanitari non hanno potuto far altro che assistere i vigili del fuoco al lavoro per liberare quel corpo dai macchinario, posto sotto sequestrato dalle autorità per le verifiche del caso.
Subito dopo, la produzione è stata interrotta e i sindacati hanno proclamato un'assemblea permanente. «Non accada mai più che si debba piangere una donna o un uomo che esce da casa per lavorare e non vi fa più ritorno - dicono Stefano Rossi, segretario generale Filctem Cgil Piacenza, Massimo Pellizzari, Femca Cisl Parma-Piacenza, Sara Leonelli, Uiltec-Uil -. Il nostro cordoglio va alla famiglia di Nicoletta Paladini. Occorre ribadire che la strage delle morti sul lavoro non si ferma e la responsabilità cade su tutti noi». «Usare la parola incidente sta diventando insopportabile - sottolineano - questi non sono solo incidenti disgraziati, ma sono dovuti al fatto che servono maggiori investimenti per le lavoratrici e i lavoratori a garanzia della loro sicurezza, di cui oggi si percepisce una grave carenza». I sindacalisti chiedono che vengano rafforzati gli organismi di controllo e di ispezione e la medicina del lavoro sul territorio.
E a distanza di sette ore nel Torinese è morto il 41enne marocchino, schiacciato da una catasta di tubi di metallo. L'incidente si è verificato poco dopo le 10 e i vigili del fuoco hanno lavorato un bel po' per individuare ed estrarre il corpo dell'uomo, assunto con contratto interinale. L'accaduto è sotto la lente d'ingrandimento della Procura e degli ispettori del Servizio prevenzione e sicurezza del lavoro) della Asl To5. «La mancanza di investimenti su salute e sicurezza da parte delle imprese - dice Edi Lazzi, segretario generale della Fiom-Cgil di Torino - la pressione sulla velocità con cui compiere le operazioni di lavoro per abbassare i costi, il flagello del lavoro precario che rende i lavoratori ricattabili e la mancanza di controlli per la carenza di ispettori sono le cause principali di questo continuo stillicidio».
Infine in serata, a Casal di Principe, un operaio stava effettuando un sopralluogo per conto di
un'impresa su un capannone industriale di via Saturno quando il tetto ha ceduto, provocandone la caduta da un'altezza di cinque metri. Trasportato all'ospedale di Aversa, prima, poi a quello di Caserta, è deceduto poco dopo.
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