Le trame della lobby Amara con il "sistema" Capristo

L'ex procuratore cercava sponsor per far carriera. Le manovre (riuscite) per la nomina a Taranto

Le trame della lobby Amara con il "sistema" Capristo

L'oro di Taranto. Piero Amara voleva Capristo a capo della procura della città Pugliese perché dopo l'Eni puntava ad accreditarsi come legale specializzato in problem solving giudiziario anche per l'amministrazione straordinaria dell'Ilva. E se Amara seguiva i soldi, scavando nella rete dei rapporti del magistrato pugliese, la procura di Potenza ha ricostruito la storia occulta di Capristo, il patto corruttivo con i suoi «sponsor», ai quali avrebbe offerto la propria funzione in cambio di una solida spinta alla propria carriera. Ecco, secondo il gip di Potenza, la storia segreta del cursus honorum della toga.

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Fortune incrociate. La carriera di un magistrato e quelle di chi lo aiuta possono accelerare con uno scellerato patto sinallagmatico. Per la procura di Potenza è quello che succede a margine del curriculum di Carlo Maria Capristo. Che inizialmente, si legge nell'ordinanza di Potenza, è «animato da buone intenzioni», ma poi vende la propria funzione per uno sprint di carriera. Lo fa prima con l'ex gip tranese Michele Nardi, «fondamentale uomo di relazioni, con conoscenze in ambienti di potere romano», che «aveva lavorato per farlo diventare procuratore a Trani e poteva lavorare ancora per consentirgli nuove ascese e nuove relazioni importanti».

LA GITA DA CESA

Secondo il gip tranese Maria Grazia Caserta, che con Nardi aveva avuto una relazione, per spingere la nomina di Capristo a Trani, nel 2008, proprio Nardi l'aveva portato a Roma, da Lorenzo Cesa. E quando Capristo parla al suo sponsor dei suoi dubbi su due magistrati Scimé e Savasta, condannati, come Nardi, nel 2020 a Lecce per corruzione in atti giudiziari con i quali Nardi «commetteva reati», quest'ultimo lo convince a tutelarli, in cambio dei favori fatti e di quelli promessi, in modo da poter continuare ad «aggiustare, deviare, lucrare sui processi». Per gli inquirenti è il primo passo del «patto corruttivo» tra i due, che stando al capo d'imputazione dura dal 2008 al 2016.

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Nel 2015 entra in scena Piero Amara e sparisce Nardi. Capristo ha appena visto sfumare la possibilità di andare a fare il Pg a Bari, l'incarico a Trani sta per scadere e si preoccupa per il suo futuro professionale. Nasce su queste premesse, scrive il gip potentino, «l'accordo corruttivo» con cui «accettava indebitamente il fattivo contributo di Amara nello sponsorizzare e raccomandare la sua nomina» ai posti che gli fanno gola: Pg a Firenze o a Perugia, procuratore capo a Taranto. E Amara è molto ben disposto, per gli inquirenti, a favorire «la sua nomina a capo della Procura di Taranto. in cambio dello stabile asservimento agli interessi personali di Amara, che a vario titolo coinvolgevano Eni e Ilva», con i quali Amara voleva «incrementare» i rapporti professionali, accumulando ricchi incarichi. Per le «relazioni esterne» spunta Filippo Paradiso, poliziotto con una lunga serie di collaborazioni presso segreterie di ministri e sottosegretari, da Buttiglione a Maurizio Martina, da Salvini a Sibilia. Paradiso, «finanziato» da Amara, e lo stesso Amara dunque si attivano, e per i pm lucani non c'è dubbio che «si siano spesi concretamente per agevolare il Capristo nelle sue aspirazioni di carriera».

LA VIA PER TARANTO

Gli abboccamenti per portare Capristo a Taranto vengono ricostruiti dagli inquirenti lucani. L'ex socio di Amara, Calafiore, mette a verbale che l'avvocato siciliano cercava sponde nel Csm parlando con Palamara tramite Fabrizio Centofanti, e incontrando Cosimo Ferri nell'ufficio di Denis Verdini, oltre a ricordare che Paradiso aveva legami con l'allora consigliere del Csm Elisabetta Casellati (che ha smentito di aver ricevuto pressioni o segnalazioni, spiegando di aver fatto lavorare Paradiso nel proprio staff a titolo gratuito su richiesta di Gianni Letta) e con l'ex ministro Francesco Boccia (che ha ammesso di essersi informato con la consigliera Paola Balducci, ma senza interferire con la nomina). Ancora Calafiore, tra le persone «contattate o da contattare» fa i nomi dell'ex consigliere togato Massimo Forciniti, spiegando che Centofanti, in un incontro con Paradiso che gli chiedeva di caldeggiare il nome di Capristo con Luca Palamara, avrebbe risposto picche, invitandolo a rivolgersi a Forciniti, «la persona giusta per contattare Palamara». E racconta pure di un abboccamento con l'ex sottosegretario Luca Lotti per il tramite di Andrea Bacci, imprenditore amico dei Renzi e socio di Tiziano, finalizzato al posto di Pg a Firenze, risolto in un incontro serale di pochi minuti a Roma tra Capristo e l'esponente Pd. Il finale è noto. Il plenum del Csm, su proposta della relatrice Paola Balducci, vota unanime per Capristo. Ma, spiega il gip, nessuna censura «sulla validità della nomina o la liceità della condotta dei membri del Csm», quello che conta è il provato lavoro di lobbing del duo Amara-Paradiso, a prescindere dagli esiti. Esiti comunque in linea con gli sforzi, siano o meno serviti.

PETER PAN E L'AMARA SEGRETEZZA

Se l'affaire Palamara ha consacrato le chat di Whatsapp, l'inchiesta di Potenza rilancia un'altra app di messaggistica, la preferita di Amara, Wickr Me, che dopo un tempo determinato fa svanire i messaggi, e quindi è «utilizzata

osserva il gip - anche da chi deve nascondere i messaggi da possibili indagini» e da chi «svolge attività illecite o borderline». Niente numeri di telefono, solo nickname: Amara è Peter Pan, il suo socio Calafiore, Escobar.

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