La transizione green richiede impegni di lungo periodo ma obiettivi realistici

Tomasi: "Le ideologie sono rischiose". Sabato: "La rete idrica è strategica". Leonessi: "Regole Ue farraginose"

La transizione green richiede impegni di lungo periodo ma obiettivi realistici
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Per vincere la sfida della sostenibilità servono pragmatismo, attenzione all'economia, investimenti e progresso. Più concretezza e meno ideologia. Le grandi imprese italiane ribadiscono quel che i cittadini italiani ed europei hanno chiesto recentemente alle urne. Ovvero, un cambiamento rispettoso dell'ambiente e al contempo dello sviluppo, della vita reale, dei posti di lavoro. «La sostenibilità deve garantire dei ricavi. La direttiva europea è complessa, talvolta farraginosa, a volte un po' contraria alle politiche del nostro Paese e spesso dotata di una scarsa messa a terra. Questo ci porta a doverla contrastare per poter salvare dei settori dell'industria», ha rimarcato Lucia Leonessi, direttore generale di Confindustria Cisambiente, nel corso del sesto evento del Giornale per il proprio cinquantenario. Agli Ibm Studios, durante il panel moderato da Hoara Borselli, alcuni dei nomi più autorevoli dell'imprenditoria tricolore hanno sottolineato con chiarezza quali siano le contraddizioni che ancora frenano la corsa verso la sostenibilità. Quella vera, si intende. E quali siano le strade per far crescere il Paese.

«La rivoluzione nel mondo dei trasporti ha bisogno almeno di un secolo. Per raggiungere traguardi importanti servono progetti di medio e lungo termine; abbiamo bisogno di creare competenze e di fare ingenti investimenti in ricerca per arrivare alla mobilità sostenibile. In tal senso, la digitalizzazione è un elemento centrale», ha spiegato Roberto Tomasi, amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, evidenziando anche un'incongruenza: «Immaginare, come ha fatto l'Europa, che certi obiettivi si potessero raggiungere in dieci o trent'anni è impossibile, perché le dimensioni del problema sono così ampie da richiedere una pianificazione strategica di lungo periodo. L'ideologia rischia di essere pericolosa perché si scontra poi con la realtà, con l'impossibilità di raggiungere quei traguardi».

Il top manager ha quindi raccontato la sfida di Autostrade: «Dobbiamo ammodernare una rete complessa, pur mantenendo un volume di traffico per lo sviluppo del Paese. Ci stiamo riuscendo con investimenti e tecnologia digitale».

Di progettualità ha parlato anche Tommaso Sabato, amministratore delegato di Acea Infrastructure. «L'acqua è un bene libero, ma necessita di investimenti a partire dalle infrastrutture, che in Italia sono però obsolete. Il 50-60% della rete ha più di trent'anni e il 25% ha più di cinquant'anni. Abbiamo quasi il 40% di perdite a livello nazionale. Si investe poco, bisogna recuperare e si può. Come ha fatto Terna, anche noi abbiamo potenziato la capacità di fare infrastrutture. A Roma abbiamo fatto partire quattro cantieri in tempi record ed entro fine anno speriamo di far partire un'opera da un miliardo e mezzo che, in caso di sisma, può garantire l'acqua alla Capitale. È qualcosa di vitale per i cittadini, l'industria e l'agricoltura», ha raccontato il top manager dell'azienda romana.

«Sul riciclo ha proseguito - abbiamo investito molto sul recupero delle acque industriali, di piattaforma, di falda: ci sono tecnologie incredibili anche su questo». A ricondurre il discorso su binari paradigmatici è stato infine Marco Mari, esperto di sviluppo sostenibile, obiettivo che ha spiegato - «avviene solo in presenza di tre aspetti: ambientali, sociali, economici». Con il costo del welfare che abbiamo in Italia e in Europa, «non possiamo competere sulla sola leva del prezzo, perché vorrebbe dire essere esposti al dumping esterno», ha aggiunto. E poi, oltre alla lungimiranza, serve anche un surplus di autostima.

«Noi siamo più bravi e più capaci di altri a dare risposte, ad esempio, sulla qualità progettuale degli edifici sostenibili. Esiste un made in Italy che qualche volta non raccontiamo bene». Alla fine, è ancora il genio italiano a darci una marcia in più. Quella che ci può far vincere la sfida in corso.

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