Il via libera del vescovo non è stato sufficiente a un parroco per celebrare in maniera ordinaria il funerale di funerale di un uomo cattolico e una donna marocchina che si stava convertendo. Per lei, neppure una parola durante il rito e neanche la benedizione del feretro, né in chiesa né al cimitero al momento della tumulazione. Responsabile di questa omissione che ha fatto e farà discutere è don Angelo Chizzolini, il parroco che nell'estate scorsa, mentre Papa Francesco diceva ai sacerdoti di aprire le parrocchie ai migranti, disse: «Prima di dare la mia canonica ai profughi la brucio». Quella frase, sostenne poi di non averla mai pronunciata, ma c'è chi giura di avergliela sentita dire. Ora smentisce di non aver parlato della donna e di non aver benedetto la salma.Ma nella piccola chiesa di Nostra Signora Assunta di Arnasco, i familiari della donna e i presenti hanno avuto una percezione diversa. Lei è Aicha Bellamoudden, aveva 56 anni, da anni era sposata con Dino Andrei, che di anni ne aveva 76. I due sono morti nella notte tra venerdì e sabato scorsi nel crollo di una palazzina di due piani a Bezzo di Arnasco (in provincia di Savona), causato da una fuga di gas. Con loro sono morte altre tre persone e un'altra è gravissima al centro grandi ustionati di Villa Scassi a Genova. La coppia aveva deciso di invecchiare insieme nel piccolo borgo sopra Albenga, nel Savonese, i parenti hanno voluto per loro un funerale unico e due tombe una vicina all'altra. Ma il comportamento del sacerdote ha creato sconcerto e tensione. Ora il parroco si difende, ma che qualcosa non è andato come doveva lo dimostra il fatto che è stato lui a chiamare il vescovo coadiutore di Albenga e Imperia Guglielmo Borghetti per giustificarsi e smentire i rumors. «Ho fatto tutto ciò che dovevo fare, non è vero che non ho ricordato Aicha e che non ho benedetto il feretro», ha detto don Chizzolini al vescovo. «Mi ha chiamato raccontandomi che si stava dicendo che non aveva ricordato Aicha - ha detto il vescovo - e non aveva benedetto la salma. Ha detto che non era così. Io non sapevo nulla, sento dire il contrario. Se in una piccola chiesa si è avuta questa percezione... Se è vero è mancanza di buon senso». E aggiunge: «Il parroco mi aveva chiesto come si doveva comportare per il funerale e io gli ho risposto di celebrarlo perché era un bel gesto di accoglienza. Mi ero espresso così perché i familiari della donna, musulmani, mi avevano detto che volevano un funerale cristiano. Lei si stava convertendo». Monsignor Borghetti ricorda che giovedì sera all'obitorio aveva benedetto le salme, «tutte», dice, e «ho pregato con loro ed erano felici». Il caso sarà approfondito. «Domani (oggi, ndr) riparlerò con il parroco», dice monsignor Borghetti, che spiega: «Accanto a un gesto bello della Chiesa che in un momento particolare dice a una persona non ancora battezzata vieni con noi, nel caso ci fosse stato questo neo si sarebbe rovinato tutto».A mitigare un po' il comportamento del parroco ci ha pensato il sindaco Alfredino Gallizia che al cimitero ha ricordato Aicha e Dino. «La loro storia d'amore durava da 35 anni. Aicha era considerata una anarschese doc.
Si era innamorata del paese e tutti l'avevamo accolta con rispetto. La nostra è una comunità molto unita e soprattutto accogliente». Nessun commento sul comportamento del parroco. «Su quello mi riservo di dire la mia tra qualche giorno».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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