Il calendario della crisi è partito. Due giorni di consultazioni, poi il Colle indicherà la strada. Ma di fatto, quella cominciata oggi, è una crisi anomala. La legislatura ha avuto una brusca frenata con la rottura della Lega con i 5 Stelle e le dimissioni di Conte. Il Qurinale è davanti a un bivio: governo di lunga durata oppure voto. E di fatto sul fronte di un nuovo accordo per un altro esecutivo vanno monitorate con attenzione le prese di posizione del Pd. I dem sono spaccati: da un lato i renziani che tifano inciucio, dall'altro Zingaretti che invece chiede le urne. Ma in serata le parole del segretario dem segnano un'inversione di tendenza: "È giusto andare a verificare se in questo in Parlamento esistono ipotesi di altre maggioranze ma partendo da una netta discontinuità da quanto visto in questi mesi. Ma serve un programma condiviso, da un'ampia maggioranza, per il bene di questo Paese che questo governo è a crescita zero e con l'aumento della cassa integrazione", ha affermato ai microfoni di Speciale Tg1.
Il segretario dem, pur sottolineando che "il Pd non teme elezioni", adesso apre all'ipotesi di un ribaltone. Sullo sfondo però restano anche i duelli tra 5s e Lega con il Carroccio che nelle ultime ore, dopo l'appello di Salvini in Aula, si dice disposto a restare al governo per approvare le riforme (a partire da quella per il taglio dei parlamentari) e per una manovra capace di tagliare davvero le tasse. I Cinque Stelle però chiudono (per ora). Bonafede e Conte accusano Salvini di "troppe giravolte" e per il momento restano gelidi davanti alla mossa della Lega che ha deciso di ritirare la mozione di sfiducia sul premier. In queste ore di colloqui e trattative c'è un silenzio di peso: quello di Di Maio. Il capo politico del Movimento, a parte la lettera di questa mattina per tirare la volata a Conte in Seanto, non ha toccato palla. Ha lasciato il palcoscenico ai suoi ministri e capigruppo. Di Maio dunque resta nell'ombra e probabilmente già da domani potrebbe avviare trattative con i dem per capire se c'è spazio per un nuovo patto di governo, questa volta in salsa giallorossa. Il Colle resta alla finestra. Mattarella dovrà trovare una soluzione in tempi rapidi, ma in questi giorni le indicazioni arrivate dal Colle sono state abbastanza chiare: evitare governi deboli o a scadenza.
Il Capo dello Stato non manderà il Paese al voto solo nel caso in cui dovesse esserci un accordo per un governo in grado di coprire l'intera legislatura. Da domani alle 16 partono le consultazioni. Il primo atto di questa crisi di fuoco che ha "infiammato" l'agosto dei gialloverdi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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