
Dilemmi di un ex-ministro del Pd dallo spiccato profilo riformista. Osserva Vincenzo Amendola in mezzo al Transatlantico di Montecitorio: "Ma se Stati Uniti, Europa, Russia, Cina, la Chiesa capeggiata dal Papa...e magari pure Inter e Milan dicono di sì alla proposta Trump come fai a dire di no se hai un minimo di sale in zucca? Quello che conta ora è fermare la barbarie. Il problema non è più Trump perché quando sei sotto le bombe non puoi filosofare. La posizione del Pd? Chiedetela al Pd...". Trenta passi più in là alla buvette il capo dei deputati di Forza Italia, Paolo Barelli, fa un ragionamento speculare. "So che stanno trattando con l'opposizione - confida - e sono ottimista per la parte sulla tregua. Bisogna però vedere come finisce...anche perché da un momento all'altro il segretario del Pd Landini, sì perché Landini è il segretario del Pd, può proclamare uno sciopero generale per Gaza. È difficile però per loro dire di no alla tregua di Trump. Qualcuno questa volta si strozzerà per ingoiare il rospo Trump".
In Parlamento di Gaza, della Flotilla, della tregua di Trump si parla con l'indeterminatezza che accompagna ogni situazione in bilico. Così il sentimento più diffuso è l'attesa. Si aspetta la risposta di Hamas; oppure l'esito in termini di feriti e arresti dell'arrembaggio dell'esercito israeliano alle 44 imbarcazioni che puntavano su Gaza; o ancora le ultime uscite di Trump e Netanyhau. L' idea sul tappeto in ossequio alla tradizione del bizantinismo italiano è della maggioranza intenzionata a presentare due mozioni una sulla "pace di Trump" e un'altra sullo "Stato palestinese": l'obiettivo è far emergere le contraddizioni e le divisioni dell'altro campo. I riformisti del Pd vorrebbero portare tutta l'opposizione almeno ad astenersi sulla mozione del governo sulla tregua di Trump. "In caso contrario - anticipa il coordinatore del gruppo Alessandro Alfieri - qualcuno di noi voterà a favore". E anche Schlein e Conte, superato il problema della Flotilla, sono tentati dall'astensione. Sono i riti e i meccanismi tortuosi del nostro Parlamento. Se non fossimo al cospetto di una tragedia c'è da dire che è più facile siglare una pace in Medio Oriente che non mettere d'accordo le anime del Parlamento italiano. Un limite di non poco conto se si pensa alla gravità del momento internazionale.
Purtroppo le accuse reciproche sovrastano la voglia di dialogo. La Premier al mattino giudica "irresponsabili" i naviganti della "Flotilla", sostiene che un "incidente" potrebbe mettere in discussione la tregua: "Forse la sofferenza palestinese - insinua - non è la loro priorità". Invece, sulla pace di Trump a sinistra ci sono scuole di pensiero diverse. "Ho sentito che la Piccolotti di Avs - ironizza Francesco Filini, testa d'uovo di Fratelli d'Italia - sostiene che il piano di Trump è un salvacondotto per Netanyhau proprio quando la sinistra israeliana ha deciso di appoggiarlo. Chi li capisce è bravo".
Ma c'è anche chi come Renzi e Calenda appoggiano nelle loro mozioni il piano americano come pure una parte dei riformisti. Il leader d'Italia Viva chiede al governo addirittura un assenso reciproco. Poi però c'è la sinistra radicale che si ciba di accuse e di ideologie. Fratoianni e Bonelli pensano ad una mozione dell'opposizione. Giuseppe Conte spara sulla Premier per le parole sulla "Flotilla": "Faccia la premier di tutti e non solo la leader di Colle Oppio". Ma sulla tregua di Trump è cauto.
Il rischio - al solito - è che la sinistra più radicale si porti dietro la Schlein e quindi il partito. Il capo dei senatori del Pd Boccia parla di una mozione unitaria dell'opposizione. Il vicesegretario Giuseppe Provenzano, che ha interloquito a distanza con Tajani, è stretto tra l'ipotesi della tregua che non può bocciare e i rischi di un'evoluzione drammatica del caso "Flotilla". Per tirarsi fuori d'impaccio chiede aiuto alla religione e alla filosofia. "Il Vangelo dice che il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato. Come le emozioni sono fatte per la politica e la politica non è fatta per le emozioni". Fratoianni che lo marca da vicino si raccomanda: "Non te sbaglià". Ma su un dato Provenzano ha ragione: "Bisogna vedere cosa succede nel mondo non in Parlamento". E si torna alla vecchia sensazione: siamo in balia degli eventi.
E quella parte del Pd che tenta di anticiparli, i vari Alfieri, Amendola, Delrio e Fassino, che sono pronti a rompere gli indugi e appoggiare l'ipotesi Trump per mettere fine alla carneficina, debbono scontrarsi ancora una volta con l'ideologia della sinistra radicale. È una vecchia tradizione