La tregua Meloni-Scholz: imprese e pace per Kiev

Dopo 7 anni, primo vertice intergovernativo per un Piano di azione. Restano distanze sul Patto di stabilità. Migranti, l'Albania non divide

La tregua Meloni-Scholz: imprese e pace per Kiev
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Restano, inevitabilmente, le distanze politiche e quelle di merito, soprattutto su alcuni dei principali dossier europei (dal Patto di stabilità ai migranti). Eppure, dopo oltre sette anni, Italia e Germania tornano a riunirsi nel format del vertice-intergovernativo e si preparano a firmare un Piano d'azione e di partenariato strategico di 33 pagine. Il precedente risale al 31 agosto 2016 e in quell'occasione - il vertice si tenne a Maranello, nella sede della Ferrari - a guidare le due delegazioni c'erano l'allora premier Matteo Renzi e l'ex cancelliera Angela Merkel. Oggi a Berlino toccherà invece a Giorgia Meloni e Olaf Scholz sottoscrivere l'intesa, rispettivamente accompagnati da sette ministri.

Un fatto non scontato, anche alla luce di un rapporto fatto di colori politici molto diversi e diffidenze reciproche (la polemica sulle Ong risale esattamente a due mesi fa). Eppure, Meloni e Scholz si ritroveranno allo stesso tavolo per sottoscrivere un Piano d'azione a largo raggio, che - spiega l'ambasciatore tedesco a Roma, Hans-Dieter Lucas - «non è un Trattato come quello del Quirinale tra Italia e Francia», ma comunque «contiene le linee guida affinché Italia e Germania possano affrontare le varie questioni in modo pragmatico» e «come partner strategici». Un accordo a cui si è lavorato quasi due anni e la cui struttura resta quella impostata da Mario Draghi nei suoi venti mesi a Palazzo Chigi. E che coinvolge diversi ambiti: dalla cooperazione energetica all'industria della Difesa, passando per molti settori dell'economia, tanto che oggi si terrà anche un business forum organizzato dalla Confindustria italiana e tedesca (la Germania è il primo Paese straniero per numero di imprese in Italia, con 1.712 aziende e 193mila occupati). Anche per questo, il Piano istituisce un meeting annuale tra il ministero dell'Economia tedesco e quello del Made in Italy e dell'Industria italiano. Come pure sul fronte della Difesa e della sicurezza militare, introduce un incontro annuale nel formato «2+2» tra i rispettivi ministri di Esteri e Difesa. D'altra parte, è proprio questo uno dei fronti su cui la sintonia è maggiore, non solo sotto il profilo industriale (in particolare l'aerospaziale) ma anche politico. Tanto che, nel Piano d'azione, Italia e Germania si dicono «unite» contro la guerra «illegale» della Russia all'Ucraina e si impegnano nel continuare a «coordinare» (a livello bilaterale, in ambito Quint, Ue, Nato e G7) una «comune» risposta, con l'obiettivo - spiegano fonti diplomatiche italiane e tedesche - di «creare le condizioni per un percorso negoziale verso una pace complessiva, giusta e duratura». Così, il conflitto ucraino resterà al centro delle priorità del G7 che si terrà in Puglia a giugno 2024, ma - sempre il prossimo anno - Berlino ospiterà la Ukraine Recovery Conference.

Un appuntamento, insomma, destinato a rinsaldare i rapporti tra Italia e Germania, soprattutto sul fronte economico e sui dossier extra-europei su cui la sintonia è forte. Un Piano che sarà firmato oggi, a quasi due anni esatti dal Trattato del Quirinale (sottoscritto a Roma il 26 novembre 2021) e che ha l'ambizione di seguirne le tracce, oltre che di ricalcare l'impianto del Trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania firmato nel 2019. Non sotto il profilo giuridico, ovviamente, perché il Piano italo-tedesco è decisamente meno vincolante e più elastico. Ma nei contenuti e nella decisione di aprire un canale di collegamento permanente con l'introduzione di consultazioni periodiche a livello ministeriale.

Restano le distanze sui dossier europei. A partire dalla riforma del Patto di stabilità, con Scholz che è uno dei principali oppositori di quella flessibilità che chiede Roma. Inevitabile, insomma, che il tema - allentamento dei parametri e scorporo degli investimenti - sia oggi oggetto di confronto. C'è poi il fronte migranti, con il cancelliere tedesco che nelle ultime settimane - pressato in casa da una Cdu-Csu su posizioni intransigenti e dall'avanzata dell'ultra-destra di Afd - ha un approccio più dialogante. Tanto dal non aver osteggiato l'accordo tra Italia e Albania, un modello che la Germania sta pensando di seguire.

Nella riunione del 6 novembre con i presidenti dei Lander tedeschi, infatti, Scholz si è impegnato a esaminare la possibilità di demandare a Paesi di transito o terzi le procedure di asilo. Nella sostanza, intese simili al protocollo firmato tra Italia e Albania.

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