La tregua prorogata per altri due giorni. Ma Biden vuole di più con l'assist della Cina

Israele e Hamas prorogano di due giorni la pausa nei combattimenti, ma dietro le quinte si lavora già ad una ulteriore estensione dell'accordo mediato da Qatar ed Egitto

La tregua prorogata per altri due giorni. Ma Biden vuole di più con l'assist della Cina
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Israele e Hamas prorogano di due giorni la pausa nei combattimenti, ma dietro le quinte si lavora già ad una ulteriore estensione dell'accordo mediato da Qatar ed Egitto, che prevede il rilascio di nuove donne e bambini tenuti in ostaggio a Gaza in cambio di prigionieri palestinesi. Gli Usa «plaudono» alla tregua, ma soprattutto «auspichiamo che sia estesa ancora, e a questo continua a lavorare il presidente Joe Biden», afferma il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana John Kirby.

Parlando al telefono con Biden, il premier israeliano Benjamin Netanyahu gli ha spiegato che «il piano di intesa prevede la liberazione di 10 ostaggi per ogni giorno ulteriore di tregua», e sembra che ci sia la disponibilità di passare dai due giorni approvati sino a quattro. A portare avanti il pressing sullo Stato ebraico sono soprattutto gli Stati Uniti: il comandante in capo sottolinea che l'accordo tra le parti «sta funzionando» e per questo l'obiettivo è estendere la pausa dei combattimenti. Con Netanyahu - spiega la Casa Bianca - «hanno convenuto che continueranno a lavorare per garantire il rilascio di tutti gli ostaggi». Anche se il leader di Tel Aviv chiarisce che i suoi piani per Gaza non cambiano, e dopo la tregua «riprenderemo con tutta la forza per conseguire gli obiettivi della guerra». Intanto il segretario di stato Antony Blinken è atteso in Israele in settimana per la sua quarta visita nel giro di un mese e mezzo, e ieri ha parlato con il collega egiziano Sameh Shoukri. Il quale - riporta il portavoce del Cairo - sottolinea la necessità di basarsi su questa tregua per raggiungere un cessate il fuoco globale e fornire aiuti umanitari in modo sufficiente e sostenibile a tutte le aree della Striscia. Entrambi affermano l'importanza di proseguire le consultazioni e uno stretto coordinamento su vari aspetti della crisi, e di lavorare insieme «per ripristinare la stabilità nella regione portando avanti una soluzione politica duratura basata sui due Stati». Anche il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres sottolinea che «l'estensione della tregua è un raggio di speranza e di umanità in mezzo all'oscurità della guerra», e «spera che permetterà di aumentare ulteriormente gli aiuti umanitari alla gente di Gaza che sta soffrendo così tanto, pur sapendo che anche con questo tempo aggiuntivo sarà impossibile soddisfare tutti gli immensi bisogni della popolazione». Infatti, guardando avanti, Guterres ribadisce come «il dialogo che ha portato all'accordo deve continuare, sfociando in un cessate il fuoco umanitario totale a beneficio della popolazione di Gaza, di Israele e della regione nel suo insieme». E continua ad esortare «tutti gli Stati a usare la loro influenza per porre fine al conflitto e compiere passi irreversibili verso l'unico futuro sostenibile per la regione: una soluzione a due Stati».

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito nuovamente a porte chiuse ieri pomeriggio sulla situazione a Gaza e domani terrà una riunione di alto livello pubblica presieduta dal capo della diplomazia di Pechino Wang Yi. Con l'incontro organizzato dalla presidenza cinese del Cds, come spiega la portavoce del ministero degli Esteri, si spera di promuovere «una comunicazione approfondita e un consenso tra tutte le parti» allo scopo di «alleviare la crisi umanitaria a Gaza».

Ma gli obiettivi finali sono sempre quelli del cessate il fuoco, della protezione dei civili e, in definitiva, della promozione di «una soluzione globale, giusta e duratura alla questione palestinese attraverso la creazione dei due Stati».

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