Politica

Trenta fa la guerra a Salvini. Ma con lei la Difesa si disarma

Il ministro pentastellato continua a volere Operazione Sophia, a sostenere l'accoglienza e a promuovere le forze armate sempre più "civili". Ma con lei i problemi aumentano

Trenta fa la guerra a Salvini. Ma con lei la Difesa si disarma

Lo scontro tra Elisabetta Trenta e Matteo Salvini torna a essere al centro del dibattito politico. Il ministro della Difesa e quello dell'interno si sfidano da mesi sul nodo sicurezza, con Salvini che chiede che i militari attuino una politica nei confronti dell'immigrazione molto più vicina alla linea espressa dal Viminale, e la Trenta che a sua volta cerca di imporre il proprio standard, più vicino all'ala del Movimento 5 Stelle che si contrappone all'altra anima del governo giallo-verde. Uno scontro dove però appare esserci un unico sconfitto, almeno nell'immediato: la Difesa stessa. Mai come questa volta le Forze armate sono diventate oggetto di disputa tra dicasteri. E mai come questa volta lo scontro è anche interno alla Difesa stessa, con la Trenta che non solo rappresenta un partito diverso da quello che guida l'interno, ma anche un'idea diversa di Difesa che non piace non solo al Carroccio, ma anche a buona parte delle Forze armate, preoccupate dalla deriva che sta assumendo la strategia militare italiana a guida M5S. E che si è palesato anche per chi dovesse guidare la Marina militare.

L'impressione è che sotto la Trenta parlare di Difesa sia diventato quantomeno dubbio. La guida politica del ministero pare interessata a trasformare le Forze armate in una sorta di protezione civile armata più che a un sistema di difesa vero e proprio. E questo è il grido d'allarme di moltissimi generali ora non più servizio, ma anche di una larga parte di ufficiali ancora in servizio che temono che quell'idea di "dual use" tanto cara al ministro sia l'anticamera della fine di un modo di pensare le Forze armate. Battaglioni di uomini pensati per risolvere i problemi civili (dai rifiuti alle strade) e dediti allì'accoglienza dei migranti (di cui la Trenta è fiera sostenitrice) e non più votati al loro scopo primario: quello di tutelare lo Stato.

Del resto, i segnali non mancano. L'attuale ministro della Difesa ha dato una serie di indicazioni nette sulla sua idea di Paese. Lo ha fatto sul tema dell'immigrazione, con una difesa a spada tratta delle Ong da far impallidire anche dei suoi colleghi di partito. Lo ha fatto ricordando, proprio oggi, la presunta bontà dell'Operazione Sophia. Una missione nata sotto i migliori auspici, potenzialmente utilissima, ima che ha di fatto confermato l'idea di Italia come unico punto d'approdo dei migranti e che nulla ha fatto per il contrasto alle radici del male del traffico di esseri umani. Motivo per cui una parte del governo ne ha contestato l'utilità. E, sempre sul tema, non è passato inosservato quel 2 Giugno "festa dell'inclusione" che ha fatto storcere il naso a più di un politico e soldato, visto che la parata militare per celebrare la Repubblica ha avuto una definizione buonista senza precedenti.

Se da un punto di vista di immagine le preoccupazioni non mancano, dal punto di vista strategico le cose non vanno certo meglio. La Difesa italiana ha enormi problemi strutturali che il Movimento 5 Stelle pare non sia interessato a risolvere nell'immediato. La nostra protezione missilistica è a tal punto obsoleta che molto probabilmente non saremo più in grado, nel prossimo futuro, nemmeno di ospitare un evento di altissimo profilo internazionale. La Nato ci bacchetta sul fatto che siamo rimasti con sistemi ormai quasi di 40 anni, ma dal governo tutto tace, con i 5S preoccupati dal poter dare l'ok a quei "cattivoni" che vogliono migliorare la Difesa. Il problema è che questo "pacifismo" della Trenta ha degli effetti estremamente negativi. Il budget viene costantemente tagliato, la confusione regna sovrana, su molte commesse militari vige una situazione di assoluta incertezza. La Nato ci chiede di aumentare i fondi mentre gli Stati Uniti premono affinché diamo seguito al contratto già siglato sugli F-35.

Ma la Trenta pare abbia un altro problema: la Lega.

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