Elezioni Regionali 2019

Trionfa Salvini, "vince" Renzi: come escono i leader dalle elezioni umbre

Trionfa Matteo Salvini, stravince Giorgia Meloni, "vince" Matteo Renzi, pareggia Silvio Berlusconi, perdono Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, umiliato Nicola Zingaretti: ecco come escono i principali leader dalle Regionali in Umbria

Trionfa Salvini, "vince" Renzi: come escono i leader dalle elezioni umbre

Vento in poppa per qualcuno, ossa rotte per qualcun altro. Il risultato delle elezioni regionali in Umbria, stravinte dal centrodestra che ha staccato di 20 punti il centrosinistra, non riguarda solo i partiti delle due coalizioni ma anche i principali leader. Cominciando da Matteo Salvini. Il segretario della Lega è il vero vincitore di queste elezioni. Dopo avere staccato la spinta al Conte I, c'era chi ne annunciava la parabola discendente. Un piccolo calo nei consensi c'è stato, ma i sondaggi non hanno mai dato il Carroccio sotto il 30%. In Umbria, il leader leghista ha preso il 36,95%. Oltre due punti e mezzo in più rispetto alle Europee, quasi il 20% in più delle politiche 2018 e addirittura 22 punti percentuali in più rispetto alle Regionali del 2015. Un trionfo ottenuto battendo palmo a palmo il territorio umbro. 98 i Comuni visitati da Salvini, abile a scaldare l'umore delle piazze per liberare l'Umbria dopo quasi 50 anni di egemonia della sinistra.

Se la Lega trionfa, Fratelli d'Italia stravince. Un partito plasmato sempre di più da Giorgia Meloni, abile con la sua efficace strategia comunicativa a portare Fdi al 10,4%. Fino a non molto tempo fa, la doppia cifra sembrava un'utopia. Mentre oggi è una solida realtà. Quasi doppiato il risultato delle ultime Europee (6,45%) e delle Regionali umbre 2015 (6,23%). Numeri che testimoniano meglio di ogni altra cosa l'ascesa personale della Meloni, vera spalla di Matteo Salvini in una coalizione dove Forza Italia scivola al terzo posto. Rispetto al risultato di quattro anni fa, il partito di Silvio Berlusconi perde tre punti attestandosi al 5,50%. Una flessione evidente, compensata però dalla decisione del Cavaliere di aderire al fronte sovranista con la partecipazione alla manifestazione di piazza San Giovanni. Scelta - lo dicono i numeri - azzeccata, nonostante lo scetticismo di una parte del partito.

Se Berlusconi esce dalle Regionali umbre con un pareggio, non si può dire altrettanto dei leader della coalizione giallorossa. L'unico a salvarsi, da un certo punto di vista, è Matteo Renzi. Il fondatore di Italia Viva aveva subodorato la disfatta e ha preferito tenersi distante dalla foto di gruppo di Narni, pur rassegnandosi a partecipare alla fallimentare "Santa Alleanza" contro Salvini. Da oggi l'ex premier potrà rivendicare la sua lungimiranza politica con quell'elettorato di sinistra contrario all'alleanza con il M5S. Ora Renzi lotterà per il suo vero obiettivo: fregare qualche voto al Pd e tentare la costruzione di un polo centrista.

Male, malissimo Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. L'adesione del premier e del leader grillino all'Armata Brancaleone è stata un chiaro errore. Pagato carissimo specialmente dal ministro degli Esteri, con i 5 Stelle crollati a un umiliante 7,41%. Tuttavia, Di Maio è stato abile a non consacrare troppo l'alleanza con Zingaretti, giudicandola fin dall'inizio un esperimento. Da cui ora può fuggire per rilanciare la vera ambizione del carro pentastellato: proporsi come terza via rispetto a centrosinistra e centrodestra.

Infine il vero sconfitto: Nicola Zingaretti. Il segretario del Pd è stato il vero tessitore di un asse debole fin dal principio. Troppe le differenze con i 5 Stelle, palese la sensazione del "tutti contro Salvini", inevitabile il fallimento a causa degli scandali della sanità della giunta uscente guidata da Katiuscia Marini. Spuntano come funghi i dem che lo invitano a "riflettere sulle alleanze", come l'ex renziano Andrea Marcucci e Carlo Calenda.

Ecco perché il governatore laziale è colui che esce peggio da queste elezioni.

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