nostro inviato a Palermo
Provate a digitare su un motore di ricerca le parole «spoglio, lento e Sicilia». Viene fuori un elenco sterminato di articoli, notizie, segnalazioni. Perché anno dopo anno, elezione dopo elezione, la lentezza dello scrutinio in terra di Sicilia è ormai un marchio di fabbrica, un segno di distinzione. E anche quello delle Regionali, ieri, non ha fatto minimamente eccezione, anzi. Nonostante la nottata di riposo di presidenti di seggio e scrutatori visto che, altra anomalia tutta siciliana, nell'isola la norma prevede che si voti, che i seggi si chiudano, e poi tutti a cena e a dormire, visto che la baracca si rimette in piedi solo la mattina del lunedì.
Un bizantinismo antico, quasi un vezzo, sarebbe una notizia se in Sicilia si avessero i primi dati veri poche ore dopo la chiusura delle urne, come avviene pressoché ovunque. Ieri l'avvio dello spoglio è stato più lento del solito. Alle 10, due ore dopo la riapertura dei seggi, c'era il dato ufficiale di appena due sezioni su 5.300, una sezione ogni ora, un record negativo in una collezione di record negativi. Alle 14 e 30 il traguardo dei risultati ufficiali era ancora una chimera: 1.847 sezioni su 5.300. E meno male, si fa per dire, che ancora una volta i siciliani hanno snobbato i seggi centrando l'ennesimo record negativo dell'affluenza, 46,7%, contro il 47,4 delle Regionali 2012, in pratica più di un avente diritto su due non ha votato.
Quello che non manca ai siciliani però è la fantasia. Sì, perché ogni volta che puntuale di elezione in elezione questo vizio antico si ripropone, ecco che puntualissima arriva la giustificazione: la legge elettorale farraginosa, poco chiara e di difficile interpretazione; le contestazioni dei rappresentanti di lista; i computer in tilt che non consentono di inviare i dati e quindi di accelerare l'elaborazione dei risultati. Questa volta c'è stato un concorso di colpa tra maltempo e un'anomalia reale. Temporali e forte vento hanno rallentato ieri mattina i lavori nella zona di Agrigento.
Decisamente una stranezza invece a Catania, dove c'è stato un boom di dimissioni dei presidenti di seggio. Su 330 hanno dato forfait all'ultimo momento ben 100 presidenti, per motivi ancora da chiarire. E la loro sostituzione non è stata né veloce né semplice. Di qui i ritardi. Gli ennesimi. Secondo tradizione.
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