Cronache

Trovati due nuovi giganti i pugili di Mont'e Prama "Orgoglio di Sardegna"

I resti risalgono a 3mila anni fa. Sono emersi nella necropoli nuragica scoperta nel 1974

Trovati due nuovi giganti i pugili di Mont'e Prama "Orgoglio di Sardegna"

Mont'e Prama significa «Monte delle Palme». E le palme in questione sono quelle nane. Ma Mont'è Prama, nel Sinis di Cabras, è anche l'indirizzo di qualcosa (qualcuno) di gigantesco, per le dimensioni e per l'importanza culturale che riveste. «Sos gigantes de Monti Prama», dal marzo del 1974 sono un orgoglio per tutta la Sardegna. Testimoni e custodi di un passato ancestrale, eroico, per molti versi ancora misterioso. Nella favola della loro vita, il «c'era una volta» dista da noi la bellezza di 3mila anni, ma il fascino dell'archeologia consiste proprio nel fondere passato e presente, ovvero Storia e cronaca.

Eccoli, dunque, i due nuovi arrivati che fanno cronaca affacciandola sulla Storia. Sono i due nuovi «Pugili» scoperti ieri. Si aggiungono ai loro «colleghi» proto-boxeur, agli «Arcieri» e ai «Guerrieri»: personaggi di una colossale rappresentazione fatta di forza a difesa del loro territorio, di simboli, e di messaggi diretti ai posteri. Quando iniziarono a restaurarli, soltanto mezzo secolo fa (un battito di ciglia, se confrontato con i loro natali), gli studiosi si divertirono ad affibbiare a quei giganti alti oltre due metri dei soprannomi. Fra chi tirava pugni c'è il «Panzosu» (Robusto) e c'è il «Lussurgiu» (Lussurioso); fra chi tendeva l'arco per scoccare frecce c'è il «Componidori» (dal nome di uno dei cavalieri della Sartiglia di Oristano); fra i soldati c'è il «Sirboniscu» (Cinghiale). Ormai, sono quasi gente di famiglia, per i sardi di oggi. Come verranno battezzati, gli ultimi redivivi che hanno messo ko l'oblio?

C'è tempo per deciderlo. Intanto gli archeologi si stanno già dedicando anima e corpo ai due torsi da fare invidia a quello di Mike Tyson. E al caratteristico scudo flessibile che copre il ventre e si avvolge sul braccio. La nuova campagna di scavi è iniziata il 4 aprile scorso, e conferma puntualmente quanto si ipotizzava. Cioè che la necropoli e la strada funeraria cui i giganti facevano da «guardiani» prosegue verso Sud. «È la prova - dice Alessandro Usai, dal 2014 responsabile scientifico delle ricerche nella zona - che siamo sulla strada giusta. Siamo andati a scavare a colpo sicuro in un tratto che ancora non era stato toccato».

Era un «cimitero» molto particolare, quello di Mont'e Prama, forse un famedio riservato ai big di allora. Infatti, nelle oltre 170 tombe indagate fino a oggi, spiega ancora Usai, «mancano completamente anziani e bambini». E sono pochissime le donne. Perché? L'archeologo e paleontologo sardo Giovanni Lilliu (1914 - 2012) diceva che «a un archeologo non bisogna mai chiedere perché?. È una domanda ineducata in quanto obbliga a rispondere: Non lo so!». Ma forse un giorno sapremo anche questo.

Comunque, qui di morte si tratta: della morte «clinica» di chi fu lì seppellito e della frammentazione delle statue di questi colossi. E allora aleggia un altro «perché?». Che cosa li ridusse in pezzi? Quando le statue erano «in vita», intere e altere nella loro possanza, si era nell'Età del Ferro, fra IX e VIII secolo prima di Cristo. La civiltà nuragica era finita e si viveva all'ombra dei nuraghi, i cui modelli in terra, bronzo e terracotta erano ovunque, nei villaggi, nei santuari, nelle sale delle assemblee, simboli identitari e celebrativi. La caduta dei giganti fu provocata da una «guerra civile»? Oppure dagli invasori?

Usai propende per le cause naturali. «La mia opinione è che i giganti siano caduti via via da soli. Tanto più che per come sono stati realizzati erano sbilanciati in avanti». Usura, terremoti, coltivazione intensiva del terreno, smottamenti avrebbero contribuito a mischiare i tasselli di un meraviglioso puzzle che gli studiosi stanno ricostruendo del 1974.

Ma c'è anche una lettura geopolitica. I reperti di Mont'e Prama attestano l'esistenza di un insediamento consolidato da tempo, di una presenza fondata su solide basi. Talmente sicuro di sé da accogliere e assorbire alcune enclaves di etnia levantina ed egea, a costituire una specie di melting pot, diremmo oggi. Insomma, i giganti e la civiltà di cui erano i paladini, erano giganti anche rispetto ai «pigmei» fenici. Ma quattro o cinque secoli dopo le cose sarebbero cambiate, e i colossi «nativi» sarebbero stati sorpassati, quanto a peso politico, dagli «stranieri» cartaginesi. In altri termini, uno scontro di civiltà. È un'ipotesi, non un teorema.

Per i teoremi, il terreno più fertile resta sempre quello della cronaca.

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