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Il trucco: compagni congiunti per poter riempire gli autobus

De Micheli: nei trasporti nessuna distanza tra la scolaresca. Si naviga a vista su banchi, scanner e test

Il trucco: compagni congiunti per poter riempire gli autobus

I compagni di classe diventano «congiunti». Il governo non è in grado di risolvere il problema dell'affollamento dei trasporti in vista della riapertura delle scuole? Allora con un'acrobazia semantica si elimina il problema: gli studenti diventano congiunti e il distanziamento di un metro non è più richiesto. Questa la proposta del ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, ovvero una «definizione più ampia del concetto dei congiunti, estesa anche a compagni di classe e di lavoro per derogare al distanziamento di un metro». Certamente il coronavirus prenderà nota del cambiamento.

Trasporti, mascherine, distanziamento tra i banchi, test per monitorare la positività, misurazione della febbre, cattedre scoperte. I nodi da sciogliere sono gli stessi messi sul tavolo del governo in aprile quando gli esperti del Comitato tecnico scientifico esclusero che le scuole potessero riaprire perché non potevano essere garantite condizioni di sicurezza. La situazione oggi è praticamente identica ad allora: i problemi strutturali della scuola come la carenza dei docenti di ruolo si sovrappongono a quelli conseguenti all'emergenza Covid e le soluzioni sono ancora tutte da trovare. Perché il vertice tra governo e Regioni che ieri si è concluso con un nulla di fatto non è stato convocato per la prima volta in aprile? Perché non sono stati ascoltati i dirigenti scolastici che da mesi ripetono che le misure richieste dagli scienziati sono inapplicabili? Il referente Covid che dovrà gestire gli eventuali casi sospetti nelle scuole da chi e quando sarà preparato? I presidi avrebbero voluto un medico in ogni istituto ma non ci sono i numeri.

I banchi monoposto non arriveranno per tutti prima del via alle lezioni ma i problemi iniziano ancora prima di entrare a scuola: come ci si arriva? All'ostacolo insuperato della capienza dimezzata segnalato da tutte le Regioni, che non hanno mezzi sufficienti per garantire il servizio nei momenti di maggiore affollamento, si aggiunge quello del comportamento richiesto ai ragazzi. Sul bus il secondo passeggero «deve salire quando il primo è già seduto» e all'uscita «i ragazzi avranno cura di non alzarsi dal proprio posto se non quando il passeggero precedente sia sceso». E ora si pensa di risolvere tutto definendo gli studenti congiunti.

Il ministro ha dato indicazioni affinché siano le famiglie a misurare la febbre a casa ai loro figli prima di mandarli a scuola. Ma i dirigenti scolastici ritengono sia più sicuro verificarla all'ingresso e dunque le scuole che possono permetterselo acquisteranno il termoscanner.

E ancora prima di entrare a scuola resta aperta pure la questione dei test per verificare la positività sia degli insegnanti sia degli studenti. Sbagliato per i dirigenti scolastici non renderli obbligatori. Ma anche se lo fossero, i kit a disposizione di Asl e medici di famiglia non sarebbero comunque sufficienti per testare prima della riapertura circa 800mila docenti. Intanto tra quelli che hanno già eseguito l'esame spuntano i primi positivi: chi li sostituirà? E ora che tanti giovani rientrano dalle vacanze con lo sgradito ospite Sars Cov2 la richiesta dei presidi che si eseguissero i test almeno per il liceali appare sensata.

A scuola poi si dovranno tenere le mascherine. Ma è impensabile che i bambini delle elementari riescano a tenere la mascherina per 6/7 ore. Non è obbligatoria per gli alunni alle materne ma lo è per le maestre e anche in questo caso per i pedagoghi e psicologi infantili una maestra «mascherata» non sarà accetta dai più piccoli.

E visto che gli spazi per dividere le classi in gruppi più piccoli molti dirigenti hanno già pronto il piano B: didattica a distanza a rotazione per 5 o 6 alunni per classe.

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