Truffa sul prosciutto San Daniele: 270mila taroccati

Spacciati per dop salumi senza requisiti. Indagati in 103 tra allevatori, veterinari e ispettori

Truffa sul prosciutto San Daniele: 270mila taroccati

«Mi dia un etto di San Daniele, grazie». Quante volte i consumatori si saranno rivolti così al bancone del fresco, pagando (a caro prezzo) la qualità di un prosciutto Dop. Ad alcuni sarà capitato di chiedersi se tutte le cosce del pregiato insaccato siano state prodotte seguendo le rigide norme imposte dal Consorzio. Regole che garantiscono la qualità e la tradizione del San Daniele. Forse sì, o forse no. Già, perché secondo la procura di Pordenone negli ultimi dieci anni migliaia di prosciutti sarebbero stati commercializzati come Dop senza averne alcun requisito.

Lo chiamavano «San Daniele» ma non lo era. O almeno è questo quello che sostengono i pm che ieri hanno chiuso le indagini preliminari su una presunta frode che rischiava di compromettere una delle punte di diamante del made in Italy. I magistrati hanno disposto il sequestro di oltre 270mila pregiate cosce, per un valore totale di 27 milioni di euro. A rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio di prodotti agroalimentari con denominazione di origine protetta saranno 103 indagati. Tra loro ci sono 25 aziende, veterinari e ispettori. Ma anche prosciuttifici, allevatori e ispettori del Consorzio di tutela. Un'intera filiera che avrebbe eluso le rigide regole imposte per poter fregiare le cosce di maiale col marchio del San Daniele. Le indagini risalgono al 2016. I carabinieri del Nas e dall'Icqrf di Udine, coordinati dal sostituto procuratore, hanno interrogato oltre 180 persone informate sui fatti e realizzato intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali nonché analisi sui campioni di prosciutti e di sangue.

La Procura contesta anche truffe per ottenere un contributo previsto dal piano di sviluppo rurale della Comunità europea di 400mila euro e per incassare ulteriori fondi per 520mila euro. Inoltre, le ipotesi di reato riguardano pure la commercializzazione di carne di suino con la certificazione di qualità regionale «Aqua». L'inchiesta è nata parallelamente a quella della procura di Torino, che indaga però sulla produzione del Prosciutto di Parma.

In fondo si tratta di un giro d'affari che fa gola a molti. Il San Daniele è al secondo posto sul podio delle Dop di carne italiane, con il 22,5 per cento della produzione annua di prosciutti Dop e il 13,7 per cento della produzione totale di crudo. «Ogni anno spiega la Coldiretti - circa tre milioni di cosce di suino sono lavorate secondo un rigido disciplinare volto a tutelare la qualità e le caratteristiche organolettiche di un prodotto che vale 65 milioni di euro di esportazioni».

Gian Marco Centinaio, ministro delle Politiche agricole alimentari forestali e del turismo, promette battaglia contro quanti «con espedienti malavitosi, danneggiano il made

in Italy, i produttori onesti e l'economia del nostro Paese, immettendo nel mercato prodotti scadenti e contraffatti». «Nella lotta alla contraffazione dice il senatore leghista - siamo e vogliamo essere in prima linea».

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