Con Trump basta aiuti. Sulle forniture di armi a Kiev ora l'Europa supera gli Usa

Dal vecchio continente trasferimenti per 82 miliardi. Danimarca record: sostegni pari al 3,3% del Pil

Con Trump basta aiuti. Sulle forniture di armi a Kiev ora l'Europa supera gli Usa
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La stretta di Donald Trump agli aiuti per l'Ucraina si riflette ormai nelle statistiche. E l'Europa supera ormai gli Stati Uniti in tutti i parametri monetari di valutazione del sostegno militare. Dal 2022 a oggi l'Europa (intesa come somma di Unione e dei singoli Paesi) ha trasferito a Kiev armi per un valore che supera gli 82 miliardi di euro, che si confrontano con i 65 degli Usa.

Nei mesi di maggio e giugno, gli ultimi di cui siano disponibili i dati, le forniture del vecchio continente hanno toccato quota 10,5 miliardi. Quasi la metà del valore non è rappresentato da semplici trasferimenti di sistemi d'arma che giacevano in qualche deposito, ma da appalti affidati alle industrie della difesa. E anche sul fronte della nuova produzione di armamenti da destinare al conflitto, l'Europa ha ormai complessivamente superato gli Usa: dal febbraio 2022 gli appalti europei al settore destinati a Kiev hanno toccato i 35,1 miliardi, contro i 33,7 degli Usa.

I dati, resi noti dall'Osservatorio Ucraina dell'Istituto per l'economia mondiale di Kiel in Germania, hanno una spiegazione semplice: dalla sua rielezione, nel novembre scorso, Trump ha nei fatti azzerato gli aiuti militari a Kiev. Solo in maggio il Congresso americano ha approvato un sostanzioso pacchetto destinato alle Forze Armate di Zelensky. Non si tratta, però, di aiuti ma di materiali offerti in vendita, che quindi l'Ucraina dovrà pagare in denaro sonante.

Dal punto di vista finanziario per trasferire le sue armi l'Europa si appoggia ai cosiddetti prestiti Era (Extraordinary Revenue Acceleration). Il meccanismo, lanciato dal G7 e da Bruxelles, prevede di fornire a Kiev prestiti totali per 45 miliardi di euro, finanziati con il denaro proveniente dagli interessi dei fondi russi congelati nei forzieri di mezzo mondo e che dovranno essere estinti anche grazie alla riparazioni di guerra di Mosca.

L'aiuto europeo supera di gran lunga quello americano soprattutto se si considerano i sostegni umanitari e finanziari non in campo militare: dall'inizio della guerra i paesi europei hanno nel complesso versato a Kiev 167,4 miliardi, Washington segue a distanza con 114,6 miliardi.

All'interno del vecchio continente la differenze tra Paese e Paese sono comunque rilevanti. Più generoso (e non sorprende più di tanto) è chi si trova in prima linea: Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia, Svezia, hanno versato in varie forme all'Ucraina somme equivalenti a una percentuale tra il 3,2% (Estonia) e l'1,8% (Finlandia) del proprio prodotto interno lordo. Sorprende già di più che a guidare la classifica sia la Danimarca, che ha dirottato verso l'Ucraina finanziamenti pari al 3,3% del Pil. Polonia e Germania sono a quota rispettivamente 1,2 e 1%, segue la Francia con lo 0,8% e l'Italia con lo 0,6%.

La classifica dell'Istituto di Kiel non prende in esame la posizione della Gran Bretagna, in quanto Paese non Ue, che comunque con i suoi 18 miliardi di aiuti è seconda in valore assoluto solo alla Germania, che ha versato quasi 22 miliardi (l'Italia è a quota

2,61).

Al di la del valore monetario per Kiev il problema della scarsa generosità Usa è soprattutto tecnologico. Per un certo tipo di attività sul terreno le armi a stelle e strisce restano anche oggi insostituibili o quasi.

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