Trump ci ripensa, armi a Kiev. "Putin dice un sacco di str..."

Dagli Usa 10 sistemi di difesa Patriot. Il tycoon: "Deluso dallo Zar, valuto sanzioni". Ira Mosca: "Così prolungate la guerra"

Trump ci ripensa, armi a Kiev. "Putin dice un sacco di str..."
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Non è la prima volta e quasi certamente non sarà l'ultima. Nei sei mesi del suo secondo mandato da presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha abituato tutti alle sue giravolte, tanto da farne quasi un tratto distintivo che diventa strategia. Dire una cosa e poi il suo esatto contrario per poi cambiare ancora una volta linea disorienta tutti. Ma tant'è, va così. E così, dopo proclami, faccia a faccia di fuoco, telefonate agitate e prese di coscienza, anche per quanto riguarda il sostegno all'Ucraina tutto è cambiato. Di nuovo. "Gli Stati Uniti invieranno altre armi all'Ucraina, perché devono essere in grado di difendersi", ha detto Trump, rimescolando le carte in tavola e, chissà, anche le sorti del conflitto.

Del resto il tycoon, che aveva promesso di fermare la guerra in 24 ore, si è dovuto scontrare con quello che riteneva un interlocutore credibile e anche affidabile ma che, alla luce dei fatti, come in tanti gli avevano suggerito, tale non è e non è mai stato. "Non sono per niente contento di Vladimir Putin", ha ribadito Trump. E ancora: "Sta dicendo un sacco di stronzate sull'Ucraina. È sempre molto gentile ma alla fine insignificante". Ha provato a convincerlo, a spingerlo, a stimolarlo. In alcuni casi anche elogiandolo pubblicamente. Ma non è servito a nulla. Il tycoon si è accorto che al di là di ogni dichiarazione di facciata, lo Zar non ha alcuna intenzione di chiudere la guerra, se non alle sue condizioni. Ovvero, ottenere una resa incondizionata dell'Ucraina, trasformandola in uno stato fantoccio esattamente come la Bielorussia. Inaccettabile, anche per Trump, che dopo l'immobilismo di questi mesi, è tornato a evocare sanzioni "molto dure" contro la Russia e questa volta, sembra deciso ad andare fino in fondo. Secondo fonti vicine alla Casa Bianca, a brevissimo (probabilmente già al termine della conferenza di Roma di domani) partirà il primo contingente di 10 intercettori per sistemi Patriot, basilari per la protezione dei cieli ucraini costantemente sotto attacco russo. Anche se le forniture americane scarseggiano dopo l'impegno in Medioriente. Arriveranno poi altre armi, probabilmente in collaborazione anche con L'Europa. "Non abbandoneremo mai Kiev", ha ribadito ieri il presidente francese Macron insieme al premier britannico Starmer.

A Kiev, si è così passati dallo sconcerto per il blocco dei rifornimenti militari dei giorni scorsi al sollievo per la retromarcia, unito a un ottimismo sì ma comunque cauto, che non si sa mai. Il ministero della Difesa di Kiev ha dichiarato di non aver ricevuto ancora una notifica ufficiale da Washington ma parla comunque di un cambio di opinione "di fondamentale importanza" per mantenere "stabilità, continuità e prevedibilità" nella fornitura di armi. "Siamo grati agli Stati Uniti per tutto il loro sostegno e apprezziamo profondamente gli sforzi dei partner americani volti a raggiungere una pace autentica", spiegano da Kiev.

Chi invece si ritrova con nulla in mano e schiuma rabbia è ovviamente Mosca, che dopo il teatrino allestito per convincere Trump di essere pronta alla pace, ha mostrato a tutti che stava soltanto bluffando. Le scelte americane "non sono in linea con i tentativi di promuovere una soluzione pacifica", dice il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, che come al solito finge di ignorare chi abbia iniziato questa guerra. "Apprezziamo molto gli sforzi degli Stati Uniti e del presidente Trump per avviare un processo negoziale diretto tra Russia e Ucraina", ripete comunque Peskov, costretto però ad ammettere che gli stati Uniti rimangono un Paese "ostile".

Nella sua reazione come al solito scomposta, per una volta risulta credibile l'ex presidente ed ora braccio destro di Putin, Dmitry Medvedev: "Trump è di nuovo in bilico nella sua oscillazione politica - ha detto - Noi ci concentriamo sul raggiungimento dei nostri obiettivi". Tirando dritti, quindi. Contro tutto e contro tutti. Ora, a quanto pare, ufficialmente anche contro Trump e gli Stati Uniti. E non è un cambiamento da poco.

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