Trump al contrattacco: "Comey dice bugie. È lui la gola profonda"

Il presidente Usa dopo la deposizione dell'ex capo Fbi: «Emerge che non ho nessuna colpa»

Trump al contrattacco: "Comey dice bugie. È lui la gola profonda"

New York - Dopo un silenzio durato quasi ventiquattr'ore, forse il più lungo da quando è presidente, Donald Trump torna su Twitter e risponde colpo su colpo alle accuse dell'ex direttore dell'Fbi, James Comey. «Nonostante tante false affermazioni e bugie, è emerso totalmente e completamente che non ho alcuna colpa... e wow, Comey è una gola profonda!», scrive il tycoon all'indomani dell'audizione del capo del Bureau alla commissione intelligence del Senato. «Nessuna collusione, nessuna ostruzione, è una gola profonda, ora vogliamo tornare al lavoro per il nostro grande Paese, posti di lavoro, grandi problemi come la Nord Corea e il Medio Oriente, questo è ciò su cui siamo concentrati», ribadisce Trump durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, affermando che le accuse sono una «scusa dei democratici per aver perso le elezioni». Il Commander in Chief Usa chiama Comey «leaker», il termine che indica chi passa informazioni riservate ai media. Durante la deposizione, lo stesso ex capo dell'Fbi ha confessato di essere stato lui a mostrare alcuni degli appunti presi dopo gli incontri con Trump a persone fuori dal Dipartimento di Giustizia, a un amico che poi le passò a un giornalista. «L'ho fatto per innescare la nomina di un procuratore speciale» e garantire il prosieguo di un'indagine indipendente, ha detto.

Un comportamento inaccettabile per il presidente, e anche per il suo avvocato personale Marc Kasowitz, il quale secondo la Cnn intende denunciare Comey al dipartimento di Giustizia e alla commissione giustizia del Senato per aver diffuso il memo della conversazione riservata. L'ex direttore ha precisato che il memo non era classificato, ma Kasowitz lo accusa di «divulgazione non autorizzata» delle «comunicazioni privilegiate» avute con l'inquilino della Casa Bianca, ribadendo che il tycoon si sente «totalmente scagionato» dalla deposizione. Mentre lo speaker della Camera, il repubblicano Paul Ryan, motiva con l'inesperienza il modo in cui Trump si è rapportato all'allora capo dell'Fbi: «È nuovo al governo, penso che stia imparando come funziona», afferma, scatenando l'indignazione dei democratici. Intanto la commissione intelligence del Senato prosegue le indagini sul Russiagate, e presto toccherà deporre al genero di Trump, Jared Kushner.

La Commissione, secondo fonti del Congresso, ha in programma di interrogare il marito di Ivanka a fine giugno o ai primi di luglio. Già nelle scorse settimane era emerso che Kushner è considerato dall'Fbi «persona d'interesse» nell'indagine sui presunti legami con uomini al servizio del Cremlino. Pur se il genero del presidente non è formalmente indagato, e ha sempre detto di voler collaborare sia con il Bureau sia con Capitol Hill. Dovrà chiarire i suoi rapporti con l'ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn (costretto alle dimissioni per il Russiagate), e i contatti con funzionari russi, che si pensa avessero l'obiettivo di instaurare un canale di comunicazione riservato e diretto tra Donald Trump e Vladimir Putin. E ancora nel mirino ci sono alcuni colloqui con Sergei Gorkov, il presidente della banca Vnesheconombank, di proprietà dello stato russo.

Potrebbe invece complicarsi la posizione del ministro della Giustizia Jeff Sessions, già coinvolto nel

Russiagate: durante la parte dell'audizione a porte chiuse in Senato, Comey ha spiegato, secondo la Cnn, che Sessions potrebbe aver avuto un terzo incontro, mai svelato, con l'ambasciatore russo a Washington Sergei Kislyak.

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