New York Non solo football americano a Miami per la 54esima edizione del Super Bowl, l'evento più atteso dell'anno negli Stati Uniti. Oltre alla finalissima tra Kansas City Chiefs e San Francisco 49ers, questa sera va in onda anche un'altra battaglia, che con lo sport non ha nulla a che fare. Una battaglia politica a colpi di spot pubblicitari tra Donald Trump e il suo potenziale rivale nella corsa alla Casa Bianca, Michael Bloomberg. Il presidente americano e l'ex sindaco di New York hanno trasformato il Super Bowl in una tappa della campagna elettorale di Usa 2020 alla vigilia dei caucus in Iowa, che domani danno il calcio d'inizio alle primarie democratiche.
I due miliardari hanno speso oltre 11 milioni di dollari a testa per aggiudicarsi 60 secondi durante quello che è considerato l'evento televisivo più visto al mondo (quest'anno le attese parlano di oltre cento milioni di telespettatori). Se Trump ha puntato sui successi dei suoi primi tre anni alla Casa Bianca, Bloomberg si è concentrato su uno dei temi che più divide l'America, quello del controllo sulle armi da fuoco. Il Commander in Chief ha scelto di dividere i suoi sessanta secondi in due spot da trenta l'uno: nel primo parlando di un paese che sotto la sua amministrazione è «più forte, più sicuro e più prospero che mai». E in particolare, ricordando i risultati sull'economia, con «il maggiore aumento dei salari in un decennio, e il tasso di disoccupazione più basso degli ultimi 49 anni». Ma «il meglio - secondo Trump - deve ancora venire». Segreto sino all'ultimo, invece, il contenuto del suo secondo annuncio. E prima dell'inizio della partita, trasmessa da Fox, il tycoon apparirà anche in un'intervista.
Il rivale, invece, ha deciso di puntare su un unico spot, che andrà in onda subito dopo lo show dell'intervallo, e si apre con il racconto di Calandrian Simpson Kemp, una madre del Texas che condivide la storia del figlio George Kemp Jr, ucciso in una sparatoria nel 2013 a soli 20 anni. «Ogni anno 2900 bambini muoiono a causa della violenza armata», si legge sullo schermo, poi la donna dice: «So che Mike non ha paura della lobby delle armi, anzi sono loro ad avere paura di lui». George amava il football, e sognava di giocare nell'Nfl: stasera, la madre sarà presente al Super Bowl grazie a un biglietto che gli ha regalato lo stesso ex primo cittadino.
Intanto, mentre Trump e Bloomberg si sfidano a colpi di spot sulla East Coast, gli altri candidati alle primarie dem sono in campo in Iowa per il rush finale prima dei caucus di domani (a cui il miliardario non partecipa) che aprono ufficialmente la corsa alla nomination. Undici sfidanti, tutti bianchi a parte l'imprenditore di origine asiatica Andrew Yang, e tre sole donne. Due i frontrunner, l'ex vicepresidente Joe Biden e il senatore del Vermont Bernie Sanders, che sono testa a testa nei sondaggi nazionali mentre il secondo è in vantaggio sia in Iowa che in New Hampshire, seconda tappa delle primarie l'11 febbraio. A seguire, la senatrice Elizabeth Warren e l'ex sindaco di South Bend (Indiana) Pete Buttigieg.
E il comitato nazionale del partito democratico sta rivedendo i criteri per la partecipazione dei candidati ai dibattiti tv dopo il turno in New Hampshire, raddoppiando la soglia dei sondaggi ed eliminando il requisito dei donatori individuali. Un cambiamento non gradito da Sanders e Warren, ma che potrebbe consentire a Bloomberg di salire sul palco il 19 febbraio a Las Vegas.
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