Trump, l'"amore" con Kim e la tensione su Kavanaugh

Il presidente racconta di "toccanti" lettere del leader nordcoreano. Ombre su un'accusatrice del giudice

Trump, l'"amore" con Kim e la tensione su Kavanaugh

Parafrasando Gabriel Garcia Marquez si potrebbe definire un «amore ai tempi dell'atomica» quello sbocciato tra Donald Trump e Kim Jong-un. Un amore epistolare fatto delle «toccanti» missive che il giovane leader ha inviato al navigato tycoon. Almeno a sentire il presidente americano. Con il leader nordcoreano «ci siamo innamorati», è la dichiarazione che The Donald ha fatto durante un comizio in West Virginia. «No davvero, mi ha scritto belle lettere. E poi ci siamo innamorati», dice. Secondo il Commander in Chief, il fatto che il regime di Pyongyang abbia interrotto i test nucleari e i lanci missilistici è il segnale che il suo riavvicinamento sta funzionando. E con i suoi sostenitori scherza pure sulle critiche che avrebbe ricevuto dai media per il commento «poco presidenziale», imitando la voce di un giornalista.

Non si sa se l'affetto proclamato dal Commander in Chief sia ricambiato da Kim, visto che soltanto due giorni fa, parlando dal palco dell'Assemblea Generale dell'Onu, il suo ministro degli Esteri Ri Yong-ho ha affermato che non vi sarà «disarmo unilaterale» se non cesseranno le sanzioni. «Gli Usa insistono sul fatto che prima deve avvenire la denuclearizzazione e aumentano la pressione con le sanzioni - ha sottolineato Ri - ma la percezione che le misure restrittive possano metterci in ginocchio è irrealizzabile». «La ragione del recente stallo è dovuta al fatto che gli Stati Uniti utilizzano metodi coercitivi, letali per la costruzione della fiducia».

Intanto, una nuova bordata al presidente Usa arriva da Berlino. La cancelliera tedesca Angela Merkel, con cui Trump non può proprio parlare di amore, ammonisce il presidente contro ogni tentativo di «distruggere» l'Onu, affermando che questo è «estremamente pericoloso», e ribadendo come il «multilateralismo» sia la soluzione a molti problemi del mondo. In particolare si riferisce alle affermazioni fatte da Trump proprio al Palazzo di Vetro, quando ha spiegato di «rifiutare il globalismo come ideologia» e di «abbracciare la dottrina del patriottismo».

Sul fronte interno, invece, negli Usa rimane alta l'attenzione su Brett Kavanaugh, il giudice scelto da Donald Trump per la Corte Suprema, che ha incassato il primo via libera dalla commissione giustizia del Senato e ora attende l'esame della Camera Alta in seduta plenaria, al termine delle indagini dell'Fbi. «Non c'è mai stato nessuno su cui sono state condotte tante verifiche quante per Kavanaugh» e l'Fbi «sta facendo un ottimo lavoro», afferma il tycoon, ribadendo che gli investigatori «hanno carta bianca, possono fare tutto ciò che devono».

Nel frattempo la Associated Press rende noti dei documenti su Julie Swetnick, una delle donne che hanno pubblicamente accusato il giudice di abusi sessuali, secondo cui è stata coinvolta in una serie di controversie legali (almeno sei negli ultimi 25 anni). Inclusa una causa in cui un ex datore di lavoro l'ha denunciata per aver falsificato i documenti del college e di precedenti esperienze di lavoro nel curriculum. E la seconda donna che punta il dito contro il magistrato, Deborah Ramirez, dice che collaborerà con l'Fbi. Mentre a sorpresa, durante un'intervista alla Cnn sulla nomina di Kavanaugh, la consigliera del presidente Kellyanne Conway, uno dei volti più noti dell'amministrazione Usa, rivela di essere stata vittima di aggressione sessuale. «Sento molta vicinanza per le vittime di molestie sessuali e stupro», chiosa. «Sono una vittima.

Ognuno dev'essere responsabile della propria condotta». Ma alla domanda su come la sua esperienza si relazioni al lavoro per Trump, accusato da oltre 10 donne di molestie, Conway risponde che non tutto va ricondotto al presidente: «Sarebbe un errore enorme».

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