Mamma li russi, vien da dire, ora che nuove grane piombano sulla politica americana a causa delle presunte ingerenze di Mosca. Il Cremlino le definisce notizie «paranoidi». Ma che il portavoce di Vladimir Putin si sia scomodato per commentarle prova quanto la Russia stia osservando con attenzione lo scontro tra la Casa Bianca e i funzionari del controspionaggio statunitense sul caso-Mosca, culminato nella rimozione di Joseph Maguire dalla direzione nazionale dell'intelligence. Il sospetto - riferito durante un briefing al Comitato Intelligence della Camera dei rappresentanti il 13 febbraio - è che alcune potenze straniere, la Russia in primis, stiano cercando di interferire nelle primarie democratiche, cercando di far vincere il socialista Bernie Sanders, considerato uno sfidante estremista e quindi poco pericoloso per Trump, per poi aiutare l'attuale inquilino della Casa Bianca a fare il bis alle presidenziali del 2020. «Un'altra campagna di disinformazione» la definisce Trump su Twitter, che parla di ennesima «bufala» e ne approfitta per gettare fango sui «democratici-nullafacenti, che non sono stati ancora in grado, dopo due settimane, di contare i loro voti in Iowa». Eppure è proprio su questo che la Casa Bianca e i rappresentanti del Congresso sono stati allertati: la possibilità concreta di attacchi che danneggino o interferiscano nel sistema di voto o nei database di registrazione degli elettori, oltre a una campagna di disinformazione sui social network, con il rilancio di notizie false, video e contenuti manomessi o tendenziosi, come avvenuto nel 2016. Lo scopo? Non solo dare una spinta a Trump, ma minare la fiducia degli elettori nel sistema, specie in caso di un eventuale scrutinio sul filo o di possibili riconteggi.
Per questo - ed ecco la novità delle ultime ore - diversi funzionari dell'intelligence americana sono convinti che dietro la cacciata di Joseph Maguire dalla direzione nazionale dell'intelligence ci sia la rabbia di Trump per la decisione, presa nel nome della sicurezza nazionale, di mettere in mano all'opposizione l'ennesima arma russofobica che insegue il presidente dal Russiagate all'Ucrainagate. Trump e i repubblicani non avrebbero mai voluto che la notizia arrivasse alle orecchie del Congresso, quindi anche ai rivali politici, e men che meno al democratico Adam B. Schiff, responsabile delle procedure di impeachment che era presente all'incontro. Ecco perché Trump avrebbe deciso di tagliare la testa di Maguire. E di mettere al suo posto l'ambasciatore in Germania Richard Grenell, suo fedelissimo, che - in maniera del tutto insolita - in attesa di entrare pienamente nel nuovo ruolo, manterrà la posizione a Berlino. Secondo l'ex funzionario di intelligence Andrea Kendall-Taylor, l'ambasciatore sarebbe stato scelto «per dissimulare o riscrivere la narrativa sul coinvolgimento della Russia nelle elezioni» e selezionare con più attenzione le notizie da riferire al Congresso. A 53 anni, gay dichiarato, Grenell a Berlino non si può dire sia ben voluto. La leader della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer, succeduta a Merkel, di lui ha detto che «opera con modi diplomatici alquanto insoliti». Secondo alcune testimonianze raccolte dal settimanale tedesco Der Spiegel fra diplomatici, politici e analisti, Grenell è un narcisista, aggressivo, che nella capitale tedesca è stato isolato, anche dalla cancelliera, per i suoi contatti con l'estrema destra del partito AfD e per aver minacciato sanzioni alle aziende coinvolte nella costruzione del Nord Stream 2, il gasdotto Russia-Germania al quale Trump si oppone da tempo.
Come se non bastasse, a dare nuovi mal di testa russi a Trump arriva un ex deputato repubblicano, il filo-russo Dana Rohrabacher, che conferma in parte quanto denunciato da Julian Assange nei giorni scorsi, cioè che offrì al fondatore d Wikileaks nel 2017, a nome del presidente, la grazia, se Assange avesse detto che Mosca non era coinvolta nella pubblicazione delle e-mail di Hillary Clinton, sfidante di Trump nel 2016. La buona notizia, per il presidente, è che l'ex deputato parlò a nome del capo della Casa Bianca senza aver trattato direttamente con lui.
Assange scoprirà nelle udienze della prossima settimana a Londra se sarà estradato dalla Gran Bretagna agli Usa per spionaggio. Intanto la Speaker della Camera, la dem Nancy Pelosi, va all'attacco: «Le elezioni dovrebbero deciderle gli elettori americani, non Vladimir Putin».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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